I  7 chakra - bf09
I 7 chakra - bf09

                                                                                                    a cura di bruno franconi

                     Lo yoga come via di conoscenza

               Una via antica e moderna per l'uomo d'oggi

Occhi del Buddha
Occhi del Buddha

                                                                                                   Lo Yoga   1

                                                                            Origini-Evoluzione-Cos’è- A che serve- Lo yoga scientifico

 

 

 

 

Lo yoga è la più antica tecnica evolutiva al servizio dell’uomo e innumerevoli testimonianze ne attestano la provenienza nella notte dei tempi.

  Sono state ritrovate, lungo la valle dell’Indo, sigilli in pietra raffiguranti figure umane nelle posizioni classiche dello yoga, che si fanno risalire al 3000 a.C.

  Lo yoga è talmente radicato nella cultura indiana da permeare profondamente tutti gli aspetti della vita, dalla cultura alla religione alle arti, dall’alimentazione alle attività quotidiane.

  La sua origine deriva dalle antichissime scritture sacre indiane i “veda” (5000 a.C.) in cui è enunciata tutta la conoscenza, con particolare riferimento alle pratiche appunto dello yoga, come mezzo per elevarsi.

  Nel corso dei millenni ha subito molte trasformazioni, prendendo, secondo le personali interpretazioni dei vari maestri, strade anche diverse.

  Così sono nate molteplici scuole e correnti, ognuna mettendo un accento su di un particolare aspetto della pratica.

  Il suo diffondersi in occidente è relativamente recente: è solamente nei primissimi anni della seconda metà del secolo passato che inizia la sua penetrazione ( per opera dei vari Yogananda, Sivananda, Aurobindo, Maharishi, Osho ed altri), ma bisogna aspettare molti anni per vedere la sua diffusione nei diversi strati sociali e sollecitare, nel frattempo, l’interesse da parte della cultura scientifica ufficiale che ha potuto così interessarsi a quegli argomenti fino allora relegati ai pochi iniziati.

  Lo yoga è un lavoro su se stessi volto a riequilibrare l’energia che circola in noi. La sua pratica permette di sperimentare, attraverso una presa di coscienza del nostro essere, l’afflusso d’energia e andare così verso un maggiore benessere corpo-mente.

  Lo yoga è da tempo oggetto di studio da parte dei ricercatori occidentali ed alcune ricerche hanno permesso di rilevare come la pratica costante degli asana e del pranayama (lavoro con il respiro) abbiano potuto portare maggiore energia fisica e mentale, oltre una rinnovata dose di prontezza ed entusiasmo. Riguardo al respiro, negli studi sul metabolismo delle cellule cancerogene, Otto Warburg arrivò a scoprire che queste cellule proliferano in un ambiente con scarso ossigeno. Gli asana sono particolari posture che portano alla disciplina del corpo che unite ad un controllo della mente e del respiro guidano verso un’evoluzione che coinvolge l’intero essere, ancora ad un livello medio, per andare oltre, per essere sul sentiero dello yoga in modo totale, sarà necessario cimentarsi con diversi altri principi e aspetti di questa vastissima scienza.

  Attraverso specifiche posizioni o asana, si agisce sull’apparato muscolare e scheletrico, distendendo legamenti e tendini, , sciogliendo contrazioni e drenando le tossine nei muscoli, tonificandoli e stimolando la circolazione sanguigna, nel contempo rilassando e tonificando il sistema nervoso .

 E ancora  si agisce anche a livello delle ghiandole endocrine, favorendone la loro autoregolazione ( dal punto di vista indiano si stimolano i vari chakra-vortici o ruote di energia- portando beneficio nel nostro sistema energetico).

  In altri studi, sempre sulla respirazione e i suoi effetti, è stato verificato come i livelli dell’immunoglobulina A nella saliva(Ig.A) fossero aumentati notevolmente dopo delle tecniche respiratorie.  L’Ig.A nella saliva è la prima linea difensiva contro i germi provenienti dall’esterno.

  Da qui l’importanza di una buona respirazione, cosa che lo yoga ha sempre tenuto in gran considerazione, tale da dare al pranayama un valore primario, e sviluppare così un gran numero di tecniche.

  Lavorando con gli asana si agisce efficacemente sulle tensioni dei muscoli e tendini sciogliendole, portando beneficio anche a livello mentale ( un blocco muscolare presuppone sempre una tensione a livello mentale ).

  S’imparano a riconoscere e gestire gli effetti negativi delle tensioni accumulate e rimuoverne con pazienza i blocchi.

  Mediante il lavoro sul corpo ci si conosce meglio e si apprendono le modalità per lasciare andare i blocchi energetici ed arrivare ad aprirsi verso il fuori in modo positivo.

  Altro punto fondamentale dello yoga è la Meditazione. Essa è una tecnica esperienziale della nostra più intima essenza, e come tale non si può spiegare in modo esauriente, ma solamente farne esperienza pratica.

  Si tratta di un lavoro interiore molto profondo che va ad indagare nella nostra psiche e, con le giuste tecniche ( ce ne sono molte) si arriva a modificare il nostro senso distorto di percepire le cose fino ad arrivare alla percezione della realtà oggettiva.

  Meditare è una pratica che ci coinvolge in modo totale a tutti i livelli: corpo-mente –spirito e che porta a livelli di coscienza non ordinari e di conseguenza produce, è stato ampiamente provato, sia benefici sul corpo sia sulla stessa mente.

   E' una pratica di autoconsapevolezza che porta ad indagare le nostre più intime espressioni, di conseguenza ci porta a valorizzare sia noi stessi sia gli altri.

  In tutte le antiche scuole esoteriche, la meditazione è sempre stata al centro degli insegnamenti, anche con pratiche poco ortodosse, quali l’uso di sostanze particolari per poter favorire appunto queste aperture della coscienza, e cercare un collegamento con i piani superiori dell’essere.

  In occidente è stata usata, in chiave scientifica, oltre che per ridurre le dipendenze da alcol, fumo, droghe, anche per migliorare il rendimento o il potenziamento d’abilità a servizio dell’uomo, cosa ben diversa dal punto di vista orientale che la inserisce in un ambito prettamente spirituale.        

 

                                                                                                                                                                                         bf015

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                                                                         Via di evoluzione e di integrazione

 

    “In India, da oltre un millennio, la vita spirituale e la vita materiale sono esistite a contatto di gomito escludendo la mente progressiva. La spiritualità è venuta a compromesso con la materia rinunciando a qualsiasi tentativo di generale progresso”      (Aurobindo)

  Dunque la spiritualità ha ottenuto dalla società un riconoscimento ufficiale che va oltre quello che noi, occidentali, comunemente intendiamo.

  Venne riconosciuto che la vita spirituale “è” l’obiettivo dell’uomo e chi la persegue è degno di assoluto rispetto.

  Cosa diversa da noi, dove tutto, ogni azione ed ogni pensiero è posto prioritariamente, rispetto ad una espressione spirituale.

  Ma non sempre fu così, d'altronde in passato questo aspetto, in parte, ci è appartenuto per poi essere procrastinato dal veloce sviluppo socio-industriale

  Ma questa modalità sociale indiana ha provocato anche che la società conservasse “…tranquillamente il suo diritto all’inerzia e ad un immobile conservatorismo” (Aurobindo).

 

 Dunque forse, come sempre, ciò che serve è una integrazione tra vita spirituale e vita materiale, sottolineando che l’essenza dello yoga rimane sempre l’unione della coscienza individuale con la coscienza divina.

  Lo yoga è dunque un lavoro su se stessi volto scardinare molte delle strutture cronicizzate nel tempo e avente come meta ultima l’andare verso l’aspetto divino dell’uomo operante nel mondo.

  Da un punto di vista psicologico,lo yoga non è altro che una psicologia pratica,come lo è per altri versi il Buddhismo, che lavora anche esso sull’uomo per l’uomo, per poterlo fare evolvere.

  Ma per raggiungere qualsivoglia obiettivo è indispensabile una certa disciplina, che può essere sia pratica sia mentale, anche se quest’ultima supera di gran lunga, per difficoltà la prima (sembra un paradosso, ma con la pratica ci si accorge come poi ciò sia vero) .

 

  Il grande Shivananda ( medico e yogi) era solito affermare “ meglio un grammo di pratica che una tonnellata di teoria”, questo per sottolineare l’aspetto fondamentalmente pratico dello yoga, tenendo bene a mente uno dei principi per raggiungere un obiettivo che è quello di avere fiducia in se ed essere disposti al sacrificio, perché senza queste qualità la vita è priva di significato, e nulla è reso possibile.

  Dunque lo yoga è una eccezionale pratica di vita tramandata da tempi immemorabili, preservatasi fino a qualche tempo fa da influenze esterne ed ora oggetto d’interesse e di studio.

 

  Il lavoro  necessita di tempo, ma ancor più di volontà e di desiderio per la Verità e per la Vita.

L’uomo si sta lentamente e inconsapevolmente avviando all’autodistruzione (forse è più giusto dire che si è già avviato da tempo) e lo yoga è una  possibilità ( ce ne sono anche altre)  di reagire a questo stato, cercando la sacralità della Vita stessa che è presente in noi.

  Solamente desiderando e operando in tal senso si può sperare di modificare noi stessi e andare consapevolmente nel “fuori”.

 

  Nel corso dei millenni lo yoga si è modificato nella stessa India in cui è nato, ha assunto diverse forme filosofiche e pratiche, si è diversificato in varie modalità a ragione dei diversi approcci di pensiero delle  innumerevoli interpretazioni dei vari  Maestri che si sono succeduti nel tempo. Ogni “guru” ha portato la propria esperienza nel campo e ciò ha portato come risultato molteplici correnti di questa scienza, e se anche significatamene diverse su alcuni piani, tutte ugualmente volte verso lo stesso fine: l’unione del Sé  individuale con il Sé Assoluto.

 

Ben altro sviluppo è stato in Occidente, il pensiero originario si è adattato alle società moderne conformandosi e scontrandosi, (non essendo capito a fondo) oltre che con il pensiero corrente anche con la religione ufficiale.

  Ciò a portato ad un cambiamento significativo dello yoga che con difficoltà è riuscito a radicarsi in un contesto di pensiero (e di vita) molto diverso.

  Il risultato sono le varie forme di yoga, espressioni di un’antichissima cultura che il pensiero occidentale sta cercando di modificare a sua immagine ( a volte anche con risultati apprezzabili).

  La “sintesi” che il mondo occidentale sta compiendo non è cosa facile,ed è resa ancor più difficile dal nostro contesto socioculturale ed anche psicologico.

  Il compromesso che si sta attuando è un corretto processo necessario al suo sviluppo,lontano dal luogo d’origine,ed è un processo dinamico e ancora non espletato pienamente. E’un’integrazione creativa che sta avvenendo ed è possibile se si fa uno sforzo attento, nel rispetto dei valori delle singole culture, per non snaturalizzare ciò che è dietro pratiche millenarie.

  In questa dimensione di uno yoga attento alla sintesi dei due pensieri opposti e complementari può nascere una disciplina al completo servizio dell’uomo che lo può aiutare sulla strada dell’evoluzione interiore e lo può ri-condurre al suo legame con la sacralità della vita.

                                                                                                                                                                                                        bf015

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 Il Sole e la Luna, Surya e Chandra ed anche  Hatha, dove Ha rappresenta la forza- positiva, il sole e Tha la forza -negativa, la Luna.

 

Lo yoga, attraverso il lavoro sul corpo e l'uso delle tecniche di Pranayama ( lavoro con il Prana)  tende a riequilibrare le forze positive e negative nel nostro organismo, creando una sintonia armonica tra corpo e mente, tra il fuori e il dentro, tra l'intimo e il manifesto, tra il personale e il sociale, portandoci a superare (trasmutare) la dualità e riconoscendoci nell'Unità.

 

La meta è dunque il superamento della polarità per ri-tornare all'Uno (yoga come unione) 



            --Bibliografia   YOGA -    

 

  YOGA

 

 -* P. Yogananda -  Autobiografia di uno Yogi (un classico tradotto in 35 lingue) Ashram ad Assisi

 - *P. Yogananda -  Affermazioni scientifiche di guarigione - Astrolabio

 - Yesudian/Hauch – Sport e Yoga  - Astrolabio   (vecchissimo)

  - Gabriella Cella – Yoga e salute - Sonzogno

  - Gabriella cella - chakra- Centri sottili dell'energia vitale - fabbri editori

  - Carlo Patrian – Yoga - Sperling

  -  * Il libro dello Yoga – Centro Sivananda – Lyra Libri   (molto bello oltre che per la parte    filosofica anche per le foto)

  -  * Donna Farhi – Lo Yoga nella vita – Corbaccio ( molto pratico sulla teoria)

  -   * Stephen Cope – La saggezza dello yoga – Universale Economica Feltrinelli

  -  *Yoga Sutra – aforismi sullo yoga -  Patanjali –

   -  * Stephen Cope – La saggezza dello yoga – Universale Economica Feltrinelli

   - *Osho – Il libro dei segreti  - Bonpiani e altri titoli (ne ha pubblicati a centinaia)

   - *Vari titoli sullo Yoga – Tutti i libri di Andrè Van Lysebeth (sono pochi)

   - *Gilda Giannoni – Yoga, dall’armonia alla gioia – Magnanelli

   - *Bhagavad Gita    - Il canto del Divino signore 

    - Willy Van Lysebeth (figlio di Andrè Van Ltsebeth) – Yoga al cuore dell’essere - Mursia (una lettura a volte non facile)

    -  Selene Calloni - energia e armonia nello yoga integrale - Promolibri (impegnativo)

    - Selene Calloni - Libertà dall'illusione - 

    - Sri Aurobindo - La sintesi dello yoga vol. 1 - Ubaldini

    - Peter Michel - Sri Aurobindo - La vita, il pensiero,  ecc. - Armenia

    - I. K. Taimmi - La scienza dello yoga - Commento agli yogasutra di Patanjali - Ubaldini (difficile e impegnativo)

    - Julius Evola  - Lo Yoga della potenza  - Mediterranee - Un saggio molto erudito e di non facile lettura ai non addetti sul                                                                                                                 tantrismo.

    -  Patrizia Vale - A lezione di yoga  - Magnanelli 

    

     

 

 

INTORNO ALL’UOMO

 

    - Danatt Zohar e Ivan Marshall – La coscienza intelligente - Sperling

  - *La ricerca della felicità – J. Krishnamurti  (forse il più grande pensiero lucido e puro indiano moderno)

  - *Meditazioni sul vivere – J. Krishnamurti – Oscar Saggi Mondatori

  - *Robin Norwood – Guarire coi perché   

  - *M. Feldenkrais – Conoscersi attraverso il movimento – Celuc libri

  -  Arthur Schopenhauer – L’arte di conoscere se stessi – Adelphi  

  -  *Daniel Goleman    -  Intelligenza emotiva   - BUR

  - *Thich Nhat Hanh – Il miracolo della presenza mentale – Un manuale di meditazione – Ubaldini editore

  - *Libertà dal conosciuto – J. Krishnamurti – ( lettura non facile ma profonda) Ubaldini

  - * Il sorriso segreto dell’essere – Oltre l’illusione dell’Io e della ricerca spirituale –Mauro    Bergonzi- Mondatori

  - * La forza della gentilezza – Piero ferrucci – Mondatori

  - * Un nuovo mondo – Eckhart Tolle – Riconosci il vero senso della tua vita-Mondatori

  - *Thorwald Dethlefsen  - Il destino come scelta – Mediterranee

  -                             “                     Malattia e destino         -     “

  - Dalai Lama – I consigli del cuore – Mondatori

      - * Karlfried von Durckheim  - Hara il centro vitale dell’uomo secondo lo Zen – Mediterranee

   -*Ouspensky – Frammenti di un insegnamento sconosciuto – il pensiero di Gurdjieff – Astrolab.

  - Ron Kurtz e Hector Prestera  Il corpo rivela – Sugargo

  - *A. Lowen – Il linguaggio del corpo –  (un classico base)

  -        “         _  Il tradimento del corpo –

 - *^ Antonio Gentili – Le ragioni del corpo , I centri di energia vitale nell’esperienza cristiana   Ed.    ANCORA     

 - Eckhart Tolle - Un nuovo mondo - Oscar Mondatori

 - Psicosintesi - vari testi di Roberto Assagioli ed anche  di Piero Ferrucci

  -* Piero Ferruccio - La forza della gentilezza - Mondatori - 

  - Stephen Levine - Chi muore? Quando si muore - Editore: Sensibili alle foglie - 

  - - Frank Ostaseski - Cinque inviti - Come la morte può insegnarci a vivere pienamente - Mondatori

  - * Ervin Laszlo    -   risacralizzare il cosmo - per una visione integrale della realtà - URRA 

  -   * Bruce Lipton    -  La Biologia delle credenze, come il pensiero influenza il DNA e ogni cellula - Macro Edizioni-

--  Vito Mancuso - La via della  BELLEZZA - Garzanti

--   * Vito Mancuso - La mente innamorata  - Garzanti

 --Erich Fromm - da leggere in successione:  Avere o essere --  L' arte di amare 

 

 

 

 

  DIVAGANDO

 

-        L’Alchimista – Paulo Coelho

-        Il Profeta – Kahlil Gibran (un classico dal pensiero profondo e incisivo)

-        La Profezia di Celestino - James Redfield

-        La visione di Celestino –            =            =

-        *Siddharta – Herman Hesse ( un classico di tutti i tempi)

-        * Gandhi – L’arte di vivere  -

      -        Il miracolo del pH Alcalino - Come bilanciare la dieta per la salute - Robert O. Uoung-  Bis edizioni

 

-        *Yuji Yahiro – keiraku Shiatsu – Red (molto interessante la parte concettuale/filosofica)

-        Herbert M. Sheltonn – Digiunare per rinnovare la vita-

-        *Michael T. Murray – Il potere curativo dei cibi – Red (molto interessante)

-        J. Paunagger – La luna ci insegna a star bene – FK

-        K. Recheis – Sai che gli alberi parlano? – Il Punto d’incontro (il pensiero profondo della cultura pellerossa)

-        Robert M. Pirsig – Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta

-        John G. Neihardt – Alce Nero parla -le visioni di un grande capo e uomo di medicina  indiano   - Adelphi

-        Alexis Jenni     -- Potevo diventare MILIONARIO ho scelto di essere un VAGABONDO -  La vita di John Muir - Mondatori

  ALLARGANDO LA CULTURA

 

      -     Antolomy De Mello  - Messaggio per un’acquila che si crede un pollo - Piemme

-        *Tao te Ching: il libro della Vita e della Virtù (la base del pensiero cinese)

-        Il terzo occhio – T. Lubsang Rampa – Oscar ( il racconto di un Lama)

-        *Joko Beck – Niente di speciale – Ubaldini  (molto preciso come lo Zen è)

-        Sette brevi lezioni di fisica – Carlo rovelli – Adelphi

-        *Il Tao della fisica – Fritjof Capra – Adelphi

       Induismo – Giuliano Boccali – Un grande panorama sulla cultura indiana- Dizionari delle Religioni – Electa  

          -     Alan W. Vatts – La via dello Zen – Feltrinelli

       Castaneda – Tensegrità – Rizzoli  (ma ne ha fatti diversi)

       *Giuseppe Attanasio – Omeopatia, terapia dell’anima – Hermes

       *Maria Luisa Pastorino – Introduzione ai rimedi floreali di Bach –

        - Dhammapada – La via del Buddha - URRA

        *Buddha – I quattro pilastri della saggezza – (la base del pensiero innovatore del Buddha)

        *Bruce Lipton – La biologia delle credenze – Macro  (quando la scienza va oltre)

        *Fritjof Capra – Il Tao della fisica – Adelphi (un tomo classico rivoluzionario)

        Hermann Hesse – Dall’India – Mondatori

        Giancarlo Rosati - Melatonina - Ormone degli Dei - Ed. Milesi

        

    

 

  MEDITAZIONE

 

-          *Corrado Pensa – L’intelligenza spirituale – Ubaldini e altri titoli

-          *J. Krishamurti – Tutti i libri , tra i quali: Il silenzio della mente – Mondatori

-          *Thanavaro – Meditare fa bene – Il punto d' incontro

-           *Thich Nhat Hanh - La pace è ogni passo -  Ubaldini editore

 -           Daniel Goleman e R. Davidson - La meditazione come cura - Rizzoli

  PRANAYAMA

 

 -* K.S. Joshi – Pranayama, lo yoga del respiro – Promolibri  (è molto approfondito anche tecnico)

 - Maurizio Morelli – L’arte del Pranayama – Red –(è molto pratico e semplice, con figure di esercizi)

 - Andre Van Lysebeth - Pranayama, La dinamica del respiro -  Astrolabio

 - Dennis Lewis - Respirazione naturale - editore: tecniche nuove

 

 DIZIONARI e altro

 

  *Dizionario Etimologico – Rusconi 

  - Anatomia e fisiologia umana – Ed.  Minerva Medica

                           

   DVD

  - *Il Sentiero della Felicità - Awake: The Life of Yogananda - 

  - * Un altro mondo -  documentario di Thomas Torelli - 

  - *Food Relovution -  documentario di di Thomas Torelli

  -  Una scomoda verità - una minaccia globale- di Al Gore

  - *La biologia delle credenze - documentario di Bruce H. Lipton

  - *Bleep - documentario sulla fisica quantistica di William Arntz 

  - *Il Filo d'Oro - documentario sulla vita di Alain Danielou 

  - Attraverso il bardo - documentario sul pensiero tibetano di Franco Battiato 

   -  CHOOSE LOVE  -  DOCUMENTARIO DI THOMAS TORELLI  

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   ----  E poi c’è anche il concetto di yoga demenziale e dissacratorio di Jacopo Fo, (figlio d’arte) non privo di una certa valenza, anche liberatorio (…forse troppo!?)

                                                        Sito   Yoga Demenziale - Alcatraz

 

 

     * - più importanti                                                                                                                                                                                               bf016                                   


UNA STORIELLA INDU'

                             La superiorità del respiro

 

        Storiella indù della contesa fra le sei funzioni corporee

Nella Brihad-Aranyaka Upanisad, una dei tanti testi delle scritture dell’induismo (tra il 700 e il 300 a.C.) si racconta come le sei funzioni del corpo: il respiro, la parola, l’occhio, l’orecchio, la mente, lo sperma, discutessero chi fra loro fosse il migliore.

Questi sei soffi vitali, in gara fra loro per la supremazia, si rivolsero a Brahaman e gli chiesero: “Chi di noi è il migliore?”.

Egli disse: “ Colui il cui allontanamento dal corpo reca il maggior danno, questi è il migliore fra voi”.

La parola si allontanò. Stette lontana un anno, poi ritornò e chiese: “ Come avete vissuto senza di me?”. Gli altri risposero: ”Come un muto, che non proferisce parola, ma respira con il respiro, vede con l’occhio, ode con le orecchie, comprende con la mente, procrea con lo sperma. Così abbiamo vissuto”. La parola rientrò nel corpo.

L’occhi si allontanò. Stette lontano un anno, poi ritornò e chiese: “Come avete vissuto senza di me?”. Gli altri risposero: “Come un cieco, che non vede con gli occhi, ma respira con il respiro, parla con la parola, ode con le orecchie, comprende con la mente, procrea con lo sperma. Così abbiamo vissuto”. L’occhio rientrò nel corpo.

L’orecchio si allontanò. Stette lontano un anno, poi ritornò e chiese: ”Come avete vissuto senza di me?”. Gli altri risposero: “Come un sordo, che non ode con le orecchie, ma respira con il respiro, parla con la parola, vede con gli occhi, comprende con la mente, procrea con lo sperma. Così abbiamo vissuto”. L’orecchio rientrò nel corpo.

La mente si allontanò stette lontana un anno, poi ritornò e chiese: “Come avete vissuto senza di me?”. Gli altri risposero: “Come un idiota, che non comprende con la mente, ma respira con il respiro, parla con la parola, vede con gli occhi, ode con le orecchie, procrea con lo sperma. Così abbiamo vissuto”. La mente rientrò nel corpo.

Lo sperma si allontanò. Stette lontano un anno, poi ritornò e chiese: “Come avete vissuto senza di me?”. Gli altri risposero: “Come un eunuco, che non procrea con lo sperma, ma respira con il respiro, parla con la parola, vede con gli occhi, ode con le orecchie, comprende con la mente. Così abbiamo vissuto”. Lo sperma rientrò nel corpo.

Poi il respiro fu sul punto di allontanarsi. Come un gran cavallo della valle dell’Indo può strappare tutti insieme i paletti a cui i suoi piedi sono legati, così in verità il respiro strappò con sé tutti gli altri soffi vitali. Essi esclamarono allora: “O signore, non andartene! Non possiamo sopravvivere senza di te!”.

E così le altre funzioni decretarono la supremazia del respiro in questo modo:” Ogni cosa è tuo nutrimento, anche ciò che è cibo per i cani, i vermi, gli insetti che camminano e che volano. La tua veste è l’acqua.”

                                                                                                   bf015

 

Dice lo Zen:" Nella mente del principiante ci sono infinite possibilità, in quella dell'esperto poche".

 



 



LA SALUTE è SOLAMENTE MANCANZA DI MALATTIA ?

 

Secondo alcuni vocabolari medici la salute s’identifica, oggi, con uno stato di benessere psico-fisico e sociale in cui si trova un individuo.  Ed è vero, come altrettanto vero è il concetto che c’è appartenuto fino ad ieri (e forse ancora in parte ci appartiene) di salute come mancanza di malattia.

 

  Com’è stato possibile che il potere della malattia sull’uomo abbia contagiato e prevaricato ogni sua manifestazione espressiva?  Sicuramente, ma non solo, con una mal gestione generalizzata nel sociale della salute, concepita molto settorialmente e financo presuntuosa, che ha portato la persona a dipendere esclusivamente da un pensiero/frangia di suoi pari..

  Questo ha portato altresì, insieme con uno sviluppo caotico ed errato della società, ad allontanarsi da tutto ciò che è naturale, come pure  a un distaccarsi dalle emozioni e dal poterle vivere in modo consapevole, in modo semplice e vero.

   Dunque abbiamo perso il contatto tra il “fuori” e il “dentro” di noi, abbiamo normalizzato un disagio soggettivo nel sociale, abbiamo dimenticato il gran privilegio che abbiamo del  potere su noi stessi, per rivolgerlo, in modo nefasto e deviato, sugli altri.  Da qui la paura della malattia/morte e il   delegare sempre più ad altri, in questo caso ad una struttura codificata socialmente che si fa garante di “guarirci”,  la responsabilità che invece ci appartiene.

  E noi vogliamo, come disse tempo fa un medico riguardo ai pazienti, essere ubbidienti ed essere condotti per mano fino alla guarigione. In altre parole non vogliamo/non possiamo prenderci cura di noi stessi e deleghiamo, sembra assurdo, facilmente ad altri la cosa, sperando di essere soccorsi; ma la gestione della salute sì fatta non può dare i suoi frutti, non può aiutare veramente chi soffre, può solamente “aggiustare” quando ci riesce, una parte del tutto che è andato in panne.

 

  In questo contesto nasce l’esigenza della persona di chiedere di più, di essere ascoltata, e questo è esattamente ciò che sembrano dare, a volte, le medicine così dette complementari o bionaturali.

  Vero è che molti di questi imbonitori di discipline alternative, sotto l’egida di una cultura olistica illude con “terre promesse”, e che tanti di questi faciloni prospettano un maggiore benessere rispetto ad altri metodi.

  Ma non è così, il punto sta nel contesto filosofico-teorico - pratico di dette metodiche antiche orientali che si rivolgono all’essere come interazione espressiva energetica e manifesta di potenze superiori, e depositario (l’essere umano), di una sacralità che a noi oggi, uomini dissacratori, pare fuori tempo, a noi che tutto cerchiamo di incasellare e protocollare (leggasi controllare).

 

  La meta del “benessere” non è illusoria se è vero che rispettando la Vita e con particolari pratiche si può assurgere ad una guarigione del profondo che oltrepassa i limiti impostici dalla materia e dal tempo.  Il rispetto della Vita, certamente non è facile né alla portata di tutti (per stato sociale, per cultura ecc.), se è vero che presume un lavoro,  enorme ed una catarsi continua anche delle emozioni, un lavoro d’autoconsapevolezza,  che porti l’inconscio verso livelli superiori e conoscitivi, integrando il corpo e la mente in un giuoco sempre nuovo.

 A. Lowen affermava che se non si lavorava con il corpo, i cambiamenti restavano superficiali, e dunque ciò che interessa per un’evoluzione “… non è solo ciò che dice il paziente, ma ciò che avviene a livello del corpo”.

 

  Dunque la salute e ancor meglio il ben-essere è uno stato evolutivo che nasce dal “dentro, dalla parte più intima di noi stessi e si proietta nel “fuori”, esprimendosi in tutte le componenti dell’uomo corpo-mente spirito, per poter tornare all’uomo quale essere individuo/indiviso.

                                                                                                                                            articolo per TTC 2015 bf



                            

                                                                                                                                                            

                                                                                          Scelgo di prendere del tempo

                                                                                                                   

                                      Scelgo di prendere del tempo per me sul cammino della mia vita,  mi fermo qualche istante.                                                                                            Ascolto ciò che si combatte                                                                                                                                                                                                                         ciò che vive in me                                                                                                                                                                                                                                   le mie emozioni nascoste                                                                                                                                                                                                                  le mie paure segrete                                                                                                                                                                                                                             le mie disperazioni infiammate                                                                                                                                                                                                          i miei desideri torrenziali                                                                                                                                                                                                                   le mie voglie piene                                                                                                                                                                                                                                le mie ire tempestose                                                                                                                                                                                                                         Io  lascio che mi si mostrino tutte queste possibilità                                                                                                                                                                                       dolci e fragili                                                                                                                                                                                                                                           violente e forti                                                                                                                                                                                                                                       amate e maltrattate                                                                                                                                                                                    Io le accetto e le riconosco                                                                                                                                                                                                                  ascolto quello che hanno da dirmi                                                                                                                                                                                                                     da dove vengono                                                                                                                                                                                                                                   a chi sono rivolte                                                                                                                                                                                                    Io mi prendo il tempo necessario per questo ascolto                                                                                                                                                                    Può essere che un avvenimento del mio passato risorgerà                                                                                                                                                        Può essere che un legame si formerà                                                                                                                                                                                               Può essere che un incontro prenderà tutto il suo senso                                                                                                                                                  Può essere che comprenderò come io produca delle situazioni simili e qualche volta dolorose                                                                                          Può essere che vada a scoprire una ricchezza nuova in me                                                                                                                                                                    camuffata, rifiutata, schermo delle mie paure                                                                                                                                                                                  o dei miei rifiuti.                                                                                                                                                                                                                       Può essere che vada semplicemente ad imparare a mettermi all’ ascolto di me.                                                                                                                     Si, io scelgo di prendere del tempo per me ed incontro me stesso.

Jacques  Salomè

 

 

PRENDERSI CURA DELL’EREMO

 

Una mattina, quando vivevo in una piccola capanna nella campagna francese, decisi di passare l’intera giornata nei boschi lì vicino e quindi mi preparai un panino e una bottiglia d’acqua e un plaid da usare come cuscino per sedermi. Prima di andarmene aprii tutte le finestre e la porta, sperando che il sole asciugasse tutto ciò che c’era nella capanna. Mi godetti molto la mattinata, ma nel pomeriggio intorno alle tre si alzò un forte vento e cominciarono ad ammassarsi nuvoloni neri.

Sapevo di dover tornare all’eremo perché la porta e tutte le finestre erano aperte. Quando arrivai la mia capanna era in pessime condizioni: il vento aveva fatto volare qua e là sul pavimento i fogli che tenevo sulla scrivania, c’era buio, faceva freddo e non era confortevole. Io però non mi preoccupai: sapevo esattamente che cosa fare. Per prima cosa chiusi le finestre e la porta; poi per illuminare la capanna accesi la lampada a cherosene, perché non c’era elettricità; preparai il fuoco nel camino, raccolsi tutte le carte sparpagliate a terra e le rimisi ben ordinate sulla scrivania.

Quando tornai al camino il fuoco era bellissimo: a quel punto il mio eremo era tutto caldo e accogliente, e io mi sedetti con piacere davanti al camino fermandomi a respirare in consapevolezza e a meditare. Fuori soffiava ancora il vento e gli alberi ondeggiavano avanti e indietro, ma nell’eremo mi sentivo caldo, comodo, a mio agio e contento.

Ci sono giorni in cui non ci si sente a proprio agio, interiormente: non si sta bene, sembra di essere nella capanna con il vento che entra e mette tutto sottosopra. Si prova a dire qualcosa  per cercare di migliorare la situazione ma non si fa che peggiorarla. Si pensa: “Non è la mai giornata”.

E’ come il momento in cui ero arrivato alla capanna durante il temporale: lo stesso vale per la pratica: bisogna chiudere porte e finestre. Le finestre sono gli occhi, le orecchie e la bocca: chiudete tutto. Quando vi sentite giù dovete praticare come ho fatto io con l’eremo: dovete chiudere le finestre degli occhi e delle orecchie, non guardare, non ascoltare e non fare più nulla. Poi accendete una lampada, la lampada della presenza mentale, della consapevolezza. Inspirate, espirate. La presenza mentale è una sorta di lampada che potete accendere dentro di voi.

Forse vorrete anche accendere un fuoco dentro di voi, per scaldarvi. Fate ritorno a voi stessi e riordinate il vostro eremo interiore. Ciascuno di noi ha dentro un eremo, che può portare con sé dovunque vada. Quando ci sentiamo abbattuti possiamo praticare come ho fatto io con l’eremo. Tornate all’eremo, prendetevene cura: chiudete la porta e le finestre. Accendete un fuoco e fate ordine.

Si può recuperare la pace e la felicità con la consapevolezza del respiro e la meditazione camminata. Quando ci riuscite una volta, acquisite fiducia, così la volta successiva che vi ritrovate in quello stato mentale sapete che cosa fare per sentirvi più contenti e a vostro agio.

Il nostro corpo è il nostro eremo. La nostra mente è il nostro eremo. Sarebbe un peccato non saper utilizzare il nostro eremo per proteggerci, per guarire e per stare bene.

 

                                                                             Da "Semi di felicità" di Thich Nhat Hanh ( monaco buddista)

 

 

 

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.                                                                          Liberare il corpo per liberare la mente

 

 

 

 “Vi è più ragione nel tuo corpo                                                    

  che nella tua migliore sapienza”.                                                                   

                   

            F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra (1883-1885) p.35           

 

 

  Il movimento riflette lo stato del nostro sistema psico-fisico, è un riflesso del nostro mondo interiore, del nostro vissuto.   Il corpo rappresenta il sostegno fisico alla nostra identità, al nostro Sé, e ci permette di comunicare e di rapportarci con l’ambiente con i più svariati e con diversi livelli espressivi. 

  Dunque  il corpo visto come “mezzo”, come veicolo espressivo e risultato del nostro stato di salute e anche del rapporto che abbiamo con esso.

 

   Nel momento attuale della nostra società,  il concetto di libertà è largamente sbandierato ai quattro venti, quasi ostentando a tutti i costi quella libertà che invece, nel profondo sentiamo di non avere, imbrigliati come siamo nelle reti degli schemi sociali, familiari o addirittura personali.

 

  “il piano fisico potrà essere liberato quando avrete liberato la coscienza, non si può fare l’inverso…” così afferma A. Nuzzo, famoso maestro yoga.

 

Il processo dunque passa attraverso l’esperienza del/nel corpo per arrivare, attraverso la mente, nella profondità della coscienza, dove accade il processo della vera liberazione: da lì l’energia imprigionata nel corpo viene liberata e finalmente l’unione corpomente spirito viene realizzata.

   Mediante l’immersione nell’asana, sostenuta e unita nel contatto con il respiro, avviene il processo di fusione della coscienza nel corpo e si realizza la liberazione.

 

    Lo yoga è il più antico metodo di crescita personale che unisce  corpo,  mente e spirito. La sua pratica, con un lavoro paziente sull’energia che circola in noi, permette di sperimentare, attraverso una presa di coscienza del nostro essere in “toto”, un riequilibrio energetico e un maggiore benessere corpomente.

                                                                                                              articolo su La Voce  16-9-2013  bf

 

 

 

                                             

                                      ALIMENTAZIONE per l’AUTUNNO/inverno e suggerimenti per una dieta     

                                                                                                                    corretta

 

   Le stagioni cambiano, i ritmi si succedono e il corpo, anche se non ce ne accorgiamo, subisce dei cambiamenti, o meglio, si deve adattare a nuovi ritmi del passaggio stagionale: i raggi del sole emanano meno calore,

 la sua luce è meno intensa e la natura si comincia a raccogliere su di se. 

Tutto questo va a stimolare in modo diverso la ghiandola pineale (epifisi) che  secerne più melatonina (è massima tra la una e le cinque della notte)  e meno serotonina ( l’ormone che viene prodotto in presenza della luce del giorno più lungo in estate e che favorisce quel senso di benessere psicofisico). La melatonina è l'ormone che regola i ritmi sonno/veglia, e quando la stagione cambia e la luce diminuisce aumenta la sua produzione accrescendo così il bisogno di riposare, abbassando però anche il tono dell'umore.

 

  E' quindi una questione di luce se in autunno siamo "naturalmente" malinconici, ma questo risponde al tema delle stagioni che arrivano, nel senso che è un momento per stare più in intimità con noi stessi, un periodo da dedicare al dentro...e dunque anche allo yoga.  A livello emotivo, la riduzione della luce e del calore contribuisce ad  aumentare l’ansia e incide sulla stabilità interiore che lo yoga aiuta a riequilibrare.

  Per attenuare comunque questo fenomeno ci si deve perciò esporre quanto possibile, in autunno e in inverno, alla luce del sole (la serotonina  aumenta con l’esposizione alla luce) e all'aria aperta.

  Inoltre va curata l’alimentazione e l’amminoacido essenziale, che ci può dare una mano è il "triptofano" che si trova in modo naturale nei cereali, curando perciò una alimentazione che comprenda  i carboidrati integrali ( pane, pasta, riso ), ma è presente anche nel   pesce (acciughe, sardine, tonno, e sgombro), nei legumi (lenticchie, fagioli, ceci, fave, piselli), e poi, in dosi elevate, nella frutta secca (anacardi, mandorle, noci ecc.),   nei latticini, nelle banane, nei datteri, nelle alghe (spirulina) e nel…cioccolato, considerando che però i cereali e la frutta secca sono molto calorici e perciò da usare  con...parsimonia. anche il peperoncino va in questo momento limitato.

 

  E' opportuno quindi adottare una dieta ed uno stile di vita volti a equilibrare l'energia di questo periodo (anche con digiuni depurativi) e osservare una cura disintossicante e di depurazione organica assumendo (andando in avanti nella stagione) zuppe calde di cereali e legumi (per es. riso e piselli, pasta e fagioli), e verdure cotte, usando, tra le spezie, il cumino, il coriandolo, lo zafferano, la curcuma, lo zenzero. Gli eccessi dell’estate potranno essere corretti ( nel periodo preparatorio dell’autunno -18 giorni prima dell’entrata dell’autunno) riducendo l’assunzione di alimenti molto dolci (la frutta dolcissima presente in estate ed anche  pomodori) e di…dolci.

  Un’ alimentazione vegetariana naturale, senza l’ausilio di sostanze chimiche di sintesi, in sintonia ed in armonia con i ritmi delle stagioni, è fondamentale per l’equilibrio del corpo, della mente e dello spirito di chiunque.

  Dunque un’ alimentazione poco sofisticata con cibi leggeri, di facile digestione e non raffinati. I cibi troppo lavorati, confezionati e con conservanti o altri additivi, di sale o di zucchero vanno evitati.

Inoltre è bene avere una dieta varia e non monotona per poter assumere tutte le sostanze che ci servono.

  Perché noi siamo sempre quello che mangiamo, ovvero il nostro livello di sviluppo, fisico, mentale e spirituale è dato dal tipo di cibo che assumiamo senza dimenticare il tipo di pensieri che abbiamo (i pensieri sono il cibo della mente)

 

Prodotti  alimentari per una dieta vegetariana:

 

-Frutta fresca matura e di stagione, proveniente preferibilmente dalla zona in cui si vive, ed anche le prugne secche

-Verdure tutte (foglie, tuberi, radici, bulbi, fiori, frutti senza eccessivi componenti zuccherine, erbe aromatiche). Con le  patate è meglio non abbondare.

-Cereali integrali: pasta , riso, grano e avena, miglio, grano saraceno,  orzo ecc.

-Legumi tutti

-Semi e frutti oleosi non tostati  né salati ( mandorle, noci, ecc.)

-Olio di oliva, di girasole e di lino -Olive (abbassano il colesterolo)

-le spezie (sempre moderatamente) come lo zenzero (antinfiammatorio, antiossidante nonché regolatore del colesterolo), cannella, cardamomo, cumino, coriandolo, curcuma ecc.

-tofu,  seitan, tempeh

-tisane con te verde

 

 DA EVITARE

 

 -cibi elaborati, artificiali e cibi spazzatura

- conserve alimentari

- i grassi animali, margarina, burro, il dado.

- cibi fritti

- zucchero bianco

- farine bianche

- i dolcificanti industriali

- cibi vecchi e mantenuti, inscatolati

- bevande gassate e bevande in genere

- alimenti modificati geneticamente (anche se ormai quasi tutto sembra essere manipolato)

-caffè, alcol e varie

 

DISTRIBUZIONE DEI PASTI

 

Solitamente i pasti vengono distribuiti nel classico schema: colazione, pranzo e cena, curando che il pranzo e la cena non siano troppo vicini.

  A pranzo è preferibile mangiare i carboidrati e verdure fresche (insalata con noci è un classico da mangiare all’inizio pasto per preparare gli organi)) mentre a cena è bene dare la preferenza alle proteine vegetali e alle verdure cotte, in sostanza un cibo cucinato in modo giusto, con piacere e  con amore e avendo cura di non andare a letto subito dopo aver mangiato. 

                                                                               a cura di bf013

 

 

 

LA CRISI ECONOMICA E LO ...YOGA

 

In una trasmissione televisiva di tempo fa sulla crisi economica del paese, qualcuno osava affermare che la crisi fosse culturale, e questo scatenava disappunto nel conduttore che insisteva preoccupato sulla matrice essenzialmente economica di tale crisi. 

Di là da dai giudizi, sempre obbligatoriamente personali  dei due pensieri opposti, c'è a mio avviso, il concetto di verità che come sempre risiede nel "mezzo" degli estremi, inoltre, la crisi economica attinge da uno scadimento culturale dei valori e ,di riflesso, questo aspetto inficia l'economia, e il ciclo...si alimenta.

Detta visione è fondamentale perché va ad estendere un concetto di come sia visto, ancora troppo spesso, questa antica disciplina: solamente una pratica del corpo per il suo benessere, mentre non è vista come pratica con i suoi aspetti culturali. perché lo yoga, riesce ad unire ai benefici indiscussi sulla salute anche, e soprattutto vantaggi a livello della mente.

Quì s'inserisce l'aspetto culturale, se non diamo un significato troppo ristretto a questo concetto, relegandolo ad un mero significato del sapere accademico. Se invece ne allarghiamo il concetto, con tutte le sue possibili estensioni nel sociale, carpiamo l'importanza di come questa antica arte possa affluire nella nostra cultura. L'idea dello yoga che si ha in Occidente, in molti casi, è ancora appesantita da grandi pregiudizi. E' facile che il "fachiro" indiano, che mette in bella mostra le sue strabilianti capacità, sia identificato come un grande yogi, e troppo spesso, noto nei miei incontri, come fare yoga sia identificato con l'assumere strane e fantasiose  posizioni. 

Questo è solamente un aspetto di questa vastissima tecnica che presuppone un altro lavoro ben più impegnativo su tutto il nostro essere.

Il grande yogi  Aurobindo, nella sua autobiografia, affermava come lo yoga non dovesse essere una fuga dal mondo, ma una trasformazione del mondo, e servire per trasformare l'uomo e quindi la società.

                                                                                                                                             mandato a L'Ortica il 28-6-2013 bf

 

 

 

 

   I Chakra                                                 

 

  In sancrito, l’antica lingua sacra indiana, Chakra significa  ruota, centro, vortice e sta ad indicare un centro energetico “sottile”, sempre in movimento.

  Sul piano fisico i chakra hanno delle corrispondenze analogiche con i plessi del sistema nervoso del corpo.

 

  Ma i chakra sono soltanto un aspetto del complesso sistema fisiologico metafisico della filosofia indiana, essi fanno parte di quel pensiero che vede l’uomo parte integrante della Natura e che si mantiene in vita assorbendo il Prana, l’energia vitale, dall’aria e dagli alimenti.

  Il Prana, perno di tutte le filosofie orientali, circola in tutto il corpo attraverso una infinità di canali(72000) detti Nàdi e che hanno corrispondenza, a livello analogico, con il sistema nervoso e la circolazione sanguigna.

  Di questi canali, due s’intrecciano ( Ida e Pingala) come un serpente, lungo l’asse centrale, con un altro canale che attraversa il corpo, la Sushumna, identificato con la colonna vertebrale, assumendo così un’importanza fondamentale.

 Essi corrispondono al sistema nervoso autonomo con i due rami del simpatico e parasimpatico.

   Dunque i chakra sono centri di un movimento energetico che si allargano a spirale, e funzionano come vie d’accesso attraverso le quali l’energia entra ed esce dal nostro corpo, regolando e caricando di energia una parte specifica. Secondo alcuni autori il chakra può ruotare in senso orario o antiorario.

 

Secondo la teoria yogica, il chakra del cuore è situato in mezzo ai sette chakra principali (ne esistono di secondari) i così detti Raja chakra :    5 sono dislocati lungo la colonna, 1 nella testa e 1 si identifica, non sul piano fisico, al centro del capo sulla calotta cranica; ed è quello del cuore, il quarto, l’anello di congiunzione e l’ago della bilancia che fa si che l’energia (la Kundalini) sia indirizzata verso l’alto o  il basso, verso il superiore o  l’inferiore, verso il dentro di noi o verso il fuori, verso il materiale o lo spirituale.

  Il sistema fisiologico metafisico dei chakra e delle Nàdi trova corrispondenza con i “centri di forza” della teosofia, con i serpenti avvolti a spirale nel caduceo di Hermes ( Mercurio), simbolo della nostra medicina,  con i canali energetici dell’agopuntura, con il serpente sulla fronte dei faraoni, e con il serpente di Adamo ed Eva.

 

  Anche il Qi Gong parla di una sposa/energia che passa dall’alto verso il basso e di uno sposo che va dal basso verso l’alto e quando avverrà l’unione (le nozze mistiche nell’Occidente o “unio mystica”) si avrà una trasmutazione, riaprendo una possibilità tra il Cielo e la Terra.

  Quando lo Yin e lo Yang non saranno più separati sarà superata la dualità e si potrà tornare all’Uno.

 

 

 

 

                                           CARATTERISTICHE DEL PRIMO CHAKRA

 

Nome:   Muladhara (radice)

Elemento:   Terra

Scopo:   Stabilità, Senso dell’equilibrio.

Organi d’azione:  Piedi

Collegamento fisico:  Ossa,  Intestino crasso, Muscoli, Organi pieni.

Caratteristiche generiche:   Radici, Stabilità, Collegamento con la terra, Nutrimento, Fiducia, Salute fisica, Casa, Famiglia, Prosperità, Confini appropriati.

Colore:   giallo

Collocazione:   Base della colonna vertebrale (c1, c2, c3)

Plesso nervoso:   Coccigeo

Organo di senso:   Olfatto

Identità:   Fisica

Orientamento:   Autoconservazione

Rappresentazione simbolica:   Quadrato

Strumento musicale:  Tamburo

Cibi:  Radici, Proteine.

 

                GLI ATTENTATI E LO…YOGA  ovvero                                                                                                                         come mostrare i …muscoli, non volendo  mostrare altro

 

  L’Occidente tutto, in particolar modo alcuni stati europei, con a capo ovviamente la Francia, sta portando avanti l’azione tragica dell’uso della forza ad oltranza per annientare lo scellerato terrorismo • Non hanno perso tempo le grandi potenze! Sembra quasi che non aspettassero altro che avere la possibilità di adoperare i muscoli. •  E’ bene ricordare  però, come l ‘uso della violenza  sia sempre una nostra scelta.

 

   Perché l’essere umano non perde tempo per mettersi in mostra se non secondo alcuni rapporti relazionali di forza e di potere?   

  Perché ricade, ostentandolo, in un lessico che sembra uscito da un racconto del basso medioevo, con parole sempre inneggianti alla violenza (combattere, lottare, vincere, distruggere, annientare ecc.) ?

 

   Al di là di scontati riferimenti antropologici e genetici sull’origine animale dell’essere umano, resta discutibile e risulta assai ipocrita il volere apparire evoluto e artefice di una civiltà progressista  rispettosa dei bisogni e attenta ai problemi delle persone nella società, come facilmente viene proclamato ai quattro venti.

 

• Il perché ce lo indica lo yoga, quando afferma che compito dell’essere umano è quello di tornare all’Unità.  • Viviamo costantemente una divisione  lacerante in ogni cellula del nostro corpo e in ogni espressione della nostra mente. •  Siamo sempre dilaniati da questa ricerca, inconscia, della nostra vera identità, tanto sconvolti e impauriti nel profondo da farci guidare e sopraffare da malefici istinti primordiali, restando chiusi nella gabbia mentale, non valorizzando invece quello che semplicemente ci può dare la vera ragione di Essere, comprendendo come il cammino verso l’Unione ci può dare tutto ciò che ci serve per vivere, donandoci potere ben più grande di quello che danno le armi e la violenza.

 

 •  Dobbiamo modificare il nostro paradigma mentale portando il pensiero dal due all’Uno, dal Io al Noi, dall’Avere all’Essere. •  Per fare questo è sufficiente ascoltare il nostro Cuore e dare credito a quella manifestazione che è la Coscienza dell’Amore.

 

Come affermava J.Krishnanurti-  “ La meditazione è la via della trasformazione totale delle manie dell’uomo. L’uomo è preso dai principi e dalle ideolo-gie che gli impediscono di porre fine al conflitto tra se stesso e gli altri.  L’ideologia del nazionalismo e della religione, e l’ostinazione della propria vanità stanno distruggendo l’uomo”.  (…)

  

  Ciò si attua restando in contatto col nostro respiro, che assume il valore di ponte tra il fuori e il dentro.

 •  La consapevolezza del respiro ci porta a poter vivere il presente e l’adesso nell’unione mente cuore: quella unità senza la quale siamo persi e sballottati come onde che s’infrangono sugli scogli.

• Il respiro del cuore che si realizza assume importanza fondamentale nel senso che ci mette in contatto con il nostro intimo e con la nostra vera essenza, non permettendo agli schemi, agli idealismi stereotipati, ai molteplici costrutti della mente istintiva quali l’aggressività,  di prendere il sopravvento.

 

 •  Solamente allora comprenderemo cosa sia più giusto fare insieme alle strategie corrette da assumere. •   Come afferma Aurobindo: Attraverso la concentrazione sul chakra del cuore – anahata chakra- noi possiamo ottenere un maggiore equilibrio della nostra vita emotiva e, contemporaneamente, aspirare ad un progresso reale”.

                                                                                                                                                                                                 mandato a L’Ortica novembre bf015

 

LA DIVINITA’ DELL’UOMO – Fiaba INDU’

 

 

Una vecchia leggenda indù racconta che vi fu un tempo in cui tutti gli uomini erano Dei. Essi però abusarono talmente della loro divinità, che Brahma - signore degli dei - decise di privarli del potere divino e di nasconderlo in un posto dove fosse impossibile trovarlo. Il grande problema fu quello di trovare un nascondiglio. Quando gli dei minori furono riuniti a consiglio per risolvere questo dilemma, essi proposero la cosa seguente: "seppelliamo la divinità dell'uomo nella Terra". Brahma tuttavia rispose: "No, non basta. Perché l'uomo scaverà e la ritroverà". Gli dei, allora, replicarono: "In tal caso, gettiamo la divinità nel più profondo degli Oceani". E di nuovo Brahma rispose: "No, perché prima o poi l'uomo esplorerà le cavità di tutti gli Oceani, e sicuramente un giorno la ritroverà e la riporterà in superficie". Gli dei minori conclusero allora: "Non sappiamo dove nasconderla, perché non sembra esistere - sulla terra o in mare – luogo alcuno che l'uomo non possa una volta raggiungere". E fu così che Brahma disse: "Ecco ciò che faremo della divinità dell'uomo: la nasconderemo nel suo io più profondo e segreto, perché è il solo posto dove non gli verrà mai in mente di cercarla".


A partire da quel tempo, conclude la leggenda, l'uomo ha compiuto il periplo della terra, ha esplorato, scalato montagne, scavato la terra e si è immerso nei mari alla ricerca di qualcosa che si trova dentro di se.

 

  

 

 

                                                                 fb87

FESTA DELL'ENERGIA FEMMINILE

La Donna "Shakti " 

8-3-2016

DONNA

 Donna, non sei soltanto l’ opera di Dio,

ma anche degli uomini, che sempre

ti fanno bella con i loro cuori.

I poeti ti tessono una rete

con fili di dorate fantasie;

i pittori danno alla tua forma

sempre nuova immortalità.


Il mare dona le sue perle,

le miniere il loro oro,

i giardini d’ estate i loro fiori

per adornarti, per coprirti,

per renderti sempre più preziosa.


Il desiderio del cuore degli uomini

ha steso la sua gloria

sulla tua giovinezza.
Per metà sei donna, e per metà sei sogno.
 

 

Rabindranath Tagore

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Eros Ramazzotti

 

Bel pensiero sei - Nei pensieri miei - Tu che amore dai

Quanto piu' ne hai - E mi piace sai - Come vivi tu

Già sicura che - Non ti fermi piu' 

Donna domani il mondo tuo sarà -

 Che guerriero sei - Non ti arrendi mai - Vincerai perché

Sai quello che vuoi -

 Donna domani il mondo tuo sarà - Nelle tue mani il mondo cambierà

 Somiglierà a te - Bello sarà come te - Sarà il tuo capolavoro di fantasia

Camminerà con te - Un altro mondo perché - Sarai tu il passo giusto,

la nuova via - Amica donna mia

 Bel pensiero sei - Io ti seguiro' - Quante cose sai

Quante cose fai – Sensibilità - E genialità

Quante cose che – Io conosco in te

 Donna domani il mondo tuo sarà - Nelle tue mani il mondo cambierà

 Somiglierà a te - Bello sarà come te - Sarà il tuo capolavoro di fantasia

Camminerà con te - Un altro mondo perché - Sarai tu il passo giusto,

la nuova via - Amica donna mia

 Camminerà con te - Un altro mondo perché - Sarai tu il passo giusto,

la nuova via - Amica donna mia

 

Amica donna mia

 

 

 


 

Quarto chakra
Quarto chakra

Colore: verde

 

 

 

Se non avete amore, qualunque cosa facciate, anche se correte dietro a tutti gli dei, se vi impegnate                  nell’ attività sociale, se soccorrete i poveri, entrate nella politica, scrivete libri e poesie,                                                 sarete sempre uomini morti.

Senza amore, i vostri problemi non faranno che aumentare e moltiplicarsi all’infinito.

Ma con l’amore, qualunque cosa facciate, non incontrerete rischi, non causerete conflitto.

Perché l’amore è l’essenza della vita”.

                                                                        Bombay 21 febbraio 1965 – dal libro: “Sull’amore e sulla solitudine”

                                                                                                                                                                    J. Krishnamurti 

 

" Non aver paura di amare. senza amore la Vita è impossibile.

ama con il tuo modo di essere, di camminare, di mangiare, di ascoltare, di parlare.

Impara ad amare te stesso e gli altri in modo appropriato.

Potrebbe essere questa la cosa più importante da fare per la sopravvivenza della Terra.

abbiamo tutto, tranne l'Amore. dobbiamo rinnovare il  nostro modo di amare.

dobbiamo imparare ad Amare davvero."

      Thich Nhat Hanh

 

Superluna rossa
Superluna rossa

                          Lo Yoga e la sua pratica…

                                          …la pratica dello Yoga

 

                                                     

Lo Yoga, lo sappiamo tutti, è un’antica disciplina e sappiamo anche che serve a stare meglio.

 Ed è vero perché il lavoro Yoga agisce decisamente sui diversi livelli in cui la persona si esprime ed è “letteralmente” una pratica, cioè è una sperimentazione in cui ci caliamo ogni volta che ci distendiamo sul tappetino.

 

   Il grande Shivananda ( medico e yogi) era solito affermare “ meglio un grammo di pratica che una tonnellata di teoria”, questo per sottolineare l’aspetto fondamentalmente “pratico” dello yoga.

   Lo Yoga è uno strumento di ricerca che ci insegna a vedere…. Ma a vedere che cosa? A vedere noi e la vita in modo diverso dal solito, più creativo e responsabile e riconoscendo l’essere meraviglioso che è in ognuno di noi. Tutto questo lo fa con degli strumenti che sono le posture e le “altre cose” che formano il “cammino” dello yoga.

   

  “In primis” il lavoro sul corpo, la parte più grossolana dell’energia, quella con la quale siamo più abituati a identificarci  più facilmente, quella parte,  in definitiva, per noi occidentali,  a cui teniamo di più.  Dunque lo Yoga interviene a livello corporeo perché  i suoi movimenti lenti e consapevoli vanno a stimolare i liquidi sinoviali nutrendo le  cartilagini e lubrificando le articolazioni senza usurarle,  a elasticizzare e a ossigenare i muscoli intorpiditi o poco usati (senza peraltro provocare lesioni o stiramenti, come può succedere in altri attività più forti quando si pratica senza una buona preparazione), aiuta a rivitalizzare  la flessibilità dei tendini resi duri  dal poco movimento specifico nel quotidiano ( è per queste caratteristiche precipue che lo yoga si rivolge  a tutti !).

  

  Opera  a livello della  ossigenazione del sangue e della  eliminazione delle scorie perché si lavora per raggiungere una corretta educazione respiratoria, aumentando  la capacità aerobica e di conseguenza intervenendo a livello mentale  incrementando la circolazione dell’ossigeno del sangue nel cervello e incide sulle facoltà mentali migliorando la lucidità  e la memoria (aumentano le sinapsi).

 

  Lavora  a livello neurofisiologico perché “vivendo” il corpo in modo corretto e dolce (non ci sono traguardi da raggiungere !) ci si sente appagati e motivati, l’umore migliora e così anche la fiducia in se stessi.  Questo avviene anche con un altro tipo di lavoro sul corpo, molto importante: il rilassamento.  Il sistema nervoso, e di pari il sistema muscolare, in questo modo si liberano di tutta una serie di tensioni, di contratture, di blocchi, di infiammazioni che  andiamo inevitabilmente a creare nella vita di tutti i giorni ( in pratica si riduce l’effetto dello stress e, fatto ancor più importante, s’impara  a gestirlo).

 

  Il rilassamento agisce anche sul respiro, liberandolo e dissolvendo le tossine accumulate. Se noi non liberiamo il respiro saremo sempre compressi e scontenti, sempre reattivi e in cerca di qualche cosa, di qualche alternativa fuori da noi. Questo senso d’insoddisfazione sarà una costante che ci accompagnerà. Solamente lavorando su tutti questi livelli si potrà aspirare ad una consapevolezza corporea che costituisce la base della pratica Yoga e di una vita serena e pienamente soddisfacente.

 

E con la presenza (e il lavoro)  sul respiro si entra nell’ambito  più peculiare dello Yoga, si entra negli aspetti più intimi di questa vasta disciplina che fanno dello Yoga, scienza del mondo interiore, una ricerca a tutto campo.

 

                                                                                                                               bf- articolo mandato a La Voce 12/2013

                    

                                                                                   

Il fiore della vita
Il fiore della vita

STORIELLA INDIANA DEI DUE LUPI

 

  Si narra di un vecchio Cherokee seduto davanti al tramonto con suo nipote.

 Il bambino chiede: “Nonno, perché gli uomini combattono?” Il vecchio, gli occhi rivolti al sole calante, al giorno che stava perdendo la sua battaglia con la notte, parlò con voce calma.

“Ogni uomo, prima o poi, è chiamato a farlo. Per ogni uomo c’è sempre una battaglia che aspetta di essere combattuta, da vincere o da perdere.  Perché lo scontro più feroce è quello che avviene fra i due lupi.”  “Quali lupi nonno?”  “Quelli che ogni uomo porta dentro di sé.”

 Il bambino non riusciva a capire. Attese che il nonno rompesse l’attimo di silenzio che aveva lasciato cadere fra di loro, forse per accendere la sua curiosità.  Infine, il vecchio che aveva dentro di sé la saggezza del tempo riprese con il suo tono calmo.

 “Ci sono due lupi in ognuno di noi. Uno è cattivo e vive di infelicità, paura, preoccupazione, gelosia, dispiacere, autocommiserazione, rancore e senso di inferiorità. ”  Il vecchio fece di nuovo una pausa, questa volta per dargli modo di capire quello che aveva appena detto.  “E l’altro?”

 “L’altro è il lupo buono. Vive di pace, amore, speranza, generosità, compassione, umiltà e fede.”  

Il bambino rimase a pensare un istante a quello che il nonno gli aveva appena raccontato. Poi diede voce alla sua curiosità e al suo pensiero. “E quale lupo vince?”

 

 Il vecchio Cherokee si girò a guardarlo e rispose con occhi puliti. “Quello a cui dai da mangiare.” -  

 

Cosa si dice la storiella ?

 

-che siamo una risultanza di molteplici aspetti della personalità

--che non c'è determinazione dei nostri comportamenti, non c'è un destino "preconfezionato", almeno nei termini      generici con i quali spesso ci confrontiamo

---che esiste ed ha valore la "libera scelta" e la conseguente responsabilità personale

-----che c'è una possibilità di superamento del dualismo.

 

     Identificazione e distacco

 

    Se ci si identifica con qualsivoglia espressione, sia essa un oggetto, un'idea, un pensiero, un sentimento, restiamo imprigionati nel nostro piccolo-grande Io.

  Siamo dominati continuamente da tutto ciò con cui ci identifichiamo, ma possiamo rompere questo processo non creativo e dirigere l'energia verso la direzione opportuna,  come afferma lo yoga, con il non attaccamento a ciò che facciamo. E' appunto ciò che ci dice lo yoga quando afferma che esso non è un fine ma semplicemente un mezzo, uno strumento;  se riusciamo ad aprirci verso il nostro Sé riusciremo a trascendere i limiti e potremo arrivare alla percezione dell'universalità.

 

Dal bellissimo testo della Bhagavad Gita edito dalla Demetra (tradotto da Marco Longhi  Paripurna)  in riferimento ai dubbi e al conflitto interiore del principe Arjuna di fronte agli eserciti schierati,  si legge:

L'eroe  deve accedere a una dimensione che trascende ogni dualismo tra piacere e dolore, tra successo e fallimento, tra bene e male, tra essere e non essere: deve conquistare la libertà dall'attaccamento

e abbandonare l'identificazione con le proprie azioni. Il mezzo attraverso cui può raggiungere questa dimensione è la disciplina dello yoga, che viene definito, in questo contesto, come la disciplina dell'azione gratuita, disinteressata (Karma yoga).

Yoga significa -unione-, superamento del dualismo; ed è per mezzo di questa pratica che il saggio,  -unificato - dalla disciplina, abbandona il frutto dell'azione.  L'apparente contraddizione tra azione e non-azione viene così superata: la rinuncia non consiste nel rifiutare l'azione, ma nel distaccarsi dalle conseguenze che ne possono derivare".

 

 

 

Tu

Stamani hai percorso a perdifiato la pianura

e non lo hai trovato.

 Quando il sole è stato alto, hai frugato tutti i cespugli della foresta…

ma non lo hai trovato.

 Sei andato correndo sulle colline, col sole morente,

ma ancora una volta non lo hai trovato.

 Solo ora quando le prime ombre della sera addormentano i colori

ti sei affacciato allo stagno per bere…

e lo hai trovato.

 Guardalo, è lì di fronte a te riflesso nell’ acqua. 

Non lo avevi capito ?

 

Tu,  sei il tuo nemico.   

                                                                                     (Anonimo )

 

 

 "Tu sei ciò che stai cercando. Sei già quello che vuoi diventare. Puoi dire all'onda: Cara onda, tu sei acqua, non serve che tu vada in giro a cercare l'acqua"

Tich Nhan Hanh (monaco buddista)


Aree motorie sulla corteccia
Aree motorie sulla corteccia

Significati  della lezione   “cieca

 

 

                                                                                                  “L’attenzione è il sentiero verso il non morire   

                                                                                           la disattenzione è il sentiero della morte

                                                                                           gli attenti non muoiono

                                                                                           ma coloro che sono distratti sono come già morti

                                                                                                                                             Dhammapada – 21-

 

  Il significato di una lezione “cieca” risiede nell’estrema potenzialità di isolarci dall’esterno e di “costringerci” a rapportarci continuamente con la nostra interiorità, sia essa il corpo o la psiche (o la mente)

  Restiamo nell’ambito del corpo, nella percezione che si può sviluppare appunto rimanendo isolati dal fuori, privilegiando l’attenzione e l’ascolto di tutto ciò che il corpo, attraverso il sistema nervoso, ci dirà.

  Ci parlerà dettagliatamente, attraverso il sistema propriocettivo, del nostro contatto con la terra che ci sostiene, e dunque della stabilità (perciò dell’equilibrio), del baricentro ma anche delle possibilità di coordinazione e delle nostre possibilità in tal senso, oltre che la possibilità e i limiti personali negli allungamenti e nelle tensioni, imposti dalla nostra struttura e dal nostro vissuto.

  Significativo è anche l’aspetto interiore di “dovercela cavare” da soli, senza alcun modello esterno e senza alcun aiuto.

  • Le “immagini”  non sono solamente visive ma possono essere anche tattili, auditive, motorie ecc. anche se quelle visive sono, mediamente, il 93%  del totale.

  In una lezione cieca dunque manca appunto quel riferimento da noi molto usato che è la vista, il senso forse più usato abitualmente nella società (!) e saremo costretti perciò ad essere in contatto con il nostro corpo.

  Altra considerazione importante è il lavoro che viene fatto automaticamente dall’apparato propriamente della memoria (funzione della mente) sia dal sistema corporeo.

   Non è facile mantenere la massima attenzione concentrata per un tempo prolungato. Il nostro sistema nervoso è molto complesso e parimenti delicato. Per poter mantenerla a lungo serve un allenamento che coinvolge in “toto” l’essere nei vari piani fisico, mentale ed emozionale.

   L’ascolto è una conseguenza dell’attenzione ed opera attraverso di essa, è una modalità del porsi in uno stato di ricezione vigile ma nello stesso tempo di abbandono e perciò di accettazione, cioè di cogliere ciò che viene, senza l’intervento della mente.  Non esiste l’ascolto senza l’attenzione. E’ un rapporto diretto che permette d’indagare negli angoli più nascosti di noi.

   Sembrerebbe agevole praticare l’ascolto, ma come sempre le cose più banali implicano a volte dinamiche più complesse, affatto semplici, oltretutto per l’uomo risulta più difficoltoso, a differenza della donna, preso com’è nel suo ruolo che gli è connaturale e che lo porta ad essere nel “fuori”.

  Un altro aspetto di questa modalità è che non potendo rivolgerci verso il "fuori" per avere una informazione, saremo costretti a rivolgerci dentro di noi  per cercare di risolvere il problema. In un primo momento ciò ci potrà creare un disagio, potremmo sentirci come inadeguati a risolvere un quesito, ma  anche  questo fa parte del training della lezione cieca: dovremo riconoscere e accettare questo disagio che si è creato, viverlo e farlo proprio, solamente così potremo metabolizzarlo e superarlo. E' una rinascita consapevole che ci porterà una nuova tranquillità e una serenità interiore di conoscenza di noi stessi, unita ad un concetto di assoluta libertà resa autonoma dal nostro operare. 

 

Aurobindo affermava che lo yoga non è un modo di "fare" bensì un modo di "essere". Questo avverrà quando saremo liberi e avremo interiorizzato profondamente  realizzando questa unione, tra il fuori e il dentro, tra noi e gli altri. e ancor più quando non ci sarà nulla da unire perché  già " E' ".

 

  Solamente il corpo vive il presente, esso non conosce ne futuro ne passato, è la mente  la grande illusione; dunque dobbiamo

rivolgerci al corpo e alla sua innata (antica)  intelligenza se vogliamo uscire fuori da questa costrizione. La lezione “cieca” ci

mette un queste condizioni, agevolate dall’ambiente protetto e sicuro, al sicuro, alla fine  anche dal nostro auto-giudizio e dal

giudizio degli altri (che poi è la stessa cosa). C’è molto da parlare su questo argomento che non si esaurisce con queste poche

righe, ma per il momento è bene fermarci qui.

Il matrimonio mistico del sole e della luna
Il matrimonio mistico del sole e della luna

                      Cultura dei nativi americani

                                                                                       IL CERCHIO DELLA VITA

 

In tutto quello che un indiano fa, vi ritrova la forma del cerchio, poiché la Forza del mondo agisce sempre in cerchio e tutto tende ad essere rotondo.

Tutto ciò che produce la forza del Mondo trova la sua perfezione in un cerchio.

 Il cielo è rotondo, e ho sentito, che la terra è rotonda come una palla, così anche le stelle.  

Il vento nella sua grande forza crea dei vortici.  

Gli uccelli costruiscono rotondi i loro nidi, poiché hanno la stessa religione come noi.  Il sole sorge e si abbassa in un cerchio.  Lo stesso fa la luna.  Entrambi sono rotondi.  

Anche le stagioni nel loro susseguirsi costruiscono un grande cerchio e tornano sempre di nuovo.  La vita dell’essere umano descrive un cerchio da infanzia ad infanzia ed è così per tutto ciò che viene mosso da una forza.  

 I nostri Tipì erano rotondi come il nido degli uccelli e sempre disposti a cerchio, l’anello dei nostri popoli, un nido fatto di molti nidi, nel quale, secondo la volontà del grande spirito, i nostri figli erano allevati e protetti.

                                                                               Alce Nero (1863 – 1950  uomo santo – stregone- della tribù dei Sioux)

 

Il cerchio della Vita, la Grande ruota di Medicina, non ha inizio né fine.

Ogni singola parte della creazione esiste in quanto parte di questo cerchio e ha un preciso significato.

I Nativi Americani credono nella Vita, nell’Unità e  nell’ Uguaglianza per L’eternità.

Ogni persona che siede nel Cerchio possiede una voce, dei talenti da offrire e il diritto di rendere il mondo un posto migliore per ogni forma di vita.

Il cammino sulla Terra di ciascun essere umano, ossia la vita, riflette l’impegno che egli ha preso nei confronti della Creazione.

Le parole sono promesse vuote se non risuonano della verità delle azioni positive.

                                                                                                                   ( Per il solstizio d'estate 2016)

 

 

Sesta Luna 21-6-2016

 

Il bambino e Nonna Luna

 

 Nonna, insegnami                                                                                                          a toccare le stelle,                                                                                                     a far sorridere il cielo                                                                                                    E ad aspettare l’arcobaleno dopo il temporale.                                                                          Potrò così offrirti                                                                                                           La risata dei miei occhi                                                                                                    Il tepore del mio amore,                                                                                                 La fiducia del mio cuore                                                                                                E l’innocenza della mia gioia più grande:                                                            Sapere che mi guardi e mi accudisci.

 

 

   La ruota delle Lune                                                                                                                                                                                     Meditazioni pellerossa per molte lune –                                                                                                                                                                             Jamie Sams

Bellezza= armonia= felicità ?
Bellezza= armonia= felicità ?

La gentilezza e il Dalai Lama

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"Se ci fermiamo un momento a riflettere, è chiaro che la nostra sopravvivenza, perfino oggigiorno, dipende dagli atti di gentilezza di tante persone.  Fin dal momento della nascita dipendiamo dalla cura e dalla gentilezza dei nostri genitori; più tardi nella vita, quando dobbiamo affrontare le sofferenze e i disagi della vecchiaia, dipendiamo di nuovo dalla gentilezza degli altri.  Se al principio e alla fine della nostra vita dipendiamo dalla gentilezza degli altri, perché non agire con gentilezza verso gli altri nella parte restante della nostra esistenza?

 

La gentilezza e la compassione sono elementi essenziali che danno un senso alla nostra vita.  Costituiscono una sorgente duratura di gioia e felicità.  Sono il fondamento di un cuore generoso, il cuore di chi agisce per il desiderio di aiutare gli altri.  Con la gentilezza, e quindi con l'affetto, l'onestà, la verità e la giustizia verso tutti, ci assicuriamo il nostro stesso vantaggio. E' una questione di buon senso.  Vale la pena di avere considerazione per il prossimo, perché la nostra felicità è inestricabilmente intrecciata con la sua.

 

Analogamente, se la società soffre, soffriamo anche noi. D'altronde, quanto più i nostri cuori e le nostre menti sono afflitti da sentimenti ostili, tanto più noi diventiamo infelici.

Quindi non possiamo eludere la necessità di gentilezza e compassione.

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Inoltre, è ormai assodato che coltivare stati mentali positivi come la gentilezza e la compassione migliora la salute e porta alla felicità."

 

                                                                dalla prefazione del Dalai Lama a "La forza della gentilezza"

                                                                                                                                            di Piero Ferrucci

                                                                                                                                                                                                 

 

 

   Scrive Piero Ferrucci in " La forza della gentilezza"

 

" Essere gentili conviene: fa bene alla salute, guadagna simpatie, crea intorno un clima positivo e sereno.

Il vero tornaconto della gentilezza, tuttavia, sta proprio nell'essere gentili. La gentilezza, infatti, dà un senso e un valore alla nostra esistenza, ci fa dimenticare i guai quotidiani e sentire bene con noi stessi."

                                                                           Il “bello” e il terzo occhio

 

                                                                                 “Chi pratica lo yoga seduto                                                                                                                      ,                                                                       nella postura Padmasana

                                                                                                               calmando la respirazione si libera                                                                                                                                                                                        Su questo non vi è alcun dubbio.”

                                                                                                                                                                             Hatha Yoga Pradipika

 

 

    Da sempre l’uomo ha cercato, creato  e provocato il bello e l’’armonia (a parte quando nel nome del bello/buono/giusto,  ha poi provocato ogni bruttezza inimmaginabile) facendolo mito di un tempo e della sua storia. Certamente il bello quando assurge ad una armonia che va oltre l’effimero e lo strumentale, diviene un’espressione di significato profondo, quasi sacro, divino.  L’opera espressiva dell’uomo, nelle sue molteplici forme (dalla pittura alla musica, dalla scultura all’architettura, dalla  poesia al pensiero puro) cercando, senza volerlo, di “riprodurre” l’armonia naturale dell’universo , può essere  una manifestazione sublime di un moto interiore che avvicina (sempre che rimanga un mezzo e non assurga a fine) a un disegno “superiore” che conferma la natura divina dell’essere umano.

   Però dove c’è il bello esiste, appunto, anche il “brutto” e così buono e cattivo, facile e difficile, positivo e negativo. Viviamo continuamente in una tensione di un concetto “dualistico”, siamo, senza renderci conto, convinti di avere l’esclusiva e che sia l’unica strada di pensiero percorribile, dunque siamo sempre “vittime” del potere della valutazione (o svalutazione) cioè del giudizio.

   Finché restiamo legati ad un polo siamo schiavi delle situazioni, dei condizionamenti (non mi piace e perciò lo rifiuto, non mi va bene e lo allontano per finire al diverso che respingo) e di noi stessi, dei nostri schemi abituali e delle nostre convinzioni (o ancor peggio delle convinzioni di qualcun altro che facciamo nostre).  Fino a quando ci ancoriamo ad un solo aspetto saremo sempre immersi nell’ illusione dell’oggettività ma saremo disillusi e scontenti e ci perderemo quel sapore di sacro che la vita ci offre in quel momento.

   Se aneliamo alla LIBERTA’ dobbiamo superare questo concetto cercando di spostare il punto di vista ponendoci oltre e lo Yoga ci permette questo.  Se andiamo verso un estremo escludiamo inevitabilmente l’altro, stiamo giudicando, creando una scissione, una separazione, dividiamo invece di UNIRE.   

 

 

  Se giudichiamo ci tiriamo fuori dal contesto e non lo possiamo abbracciare, come invece serve per poterlo comprendere ( da cum/prendere, prendere con tutto noi stessi, anima e corpo) viverlo e farlo nostro.

    Nel momento in cui io entro in questo concetto (ma non a livello razionale) con tutto il mio essere, con il corpo, allora non avrò più alcuna discriminazione, non avrò una priorità assoluta e potrò assimilare il “tutto” e riconoscere in quello che si presenta il Reale.  In quel momento sarò libero.

    Lo Yoga offre questa opportunità, attraverso la pratica, il lavoro sul corpo, sperimentando continuamente l’azione e il rilassamento, ci porterà lentamente ad abbandonare gli estremi e a cercare il punto di “mezzo” (il centro) dove ogni cosa si quieta e ha ragione di essere.

  Lo strumento con cui si opera è l’asana legandola al respiro. Assumendo, o ancor meglio entrando nell’asana e lavorando col respiro, gli estremi perdono valore, mi pongo al centro e vivo il momento presente, né “il prima” né “il dopo”. 

    Qual è il punto in cui si realizza tutto ciò ? E’ il 6° chakra, il terzo occhio appunto, quello che è oltre i due,il Chakra deputato alla chiaroveggenza, al vedere “sopra”, a scorgere la realtà ultima delle cose, al di là del velo dell’ignoranza (maya) creato dalla non consapevolezza.

    Liberando progressivamente i vari Chakra  dal basso verso l’alto potremo arrivare a fugare la nebbia che ci avvolge e che non ci permette di vedere chiaro.

    Dunque lavorando con Ajna possiamo aspirare a quella libertà che cerchiamo e alla quale aneliamo continuamente, cercandola sempre nel “fuori” non sapendo di averla a portata di mano dentro di noi.

Il candelabro a tre bracci esprime, con il braccio centrale il terzo punto di vista

 

 

     Si deve assumere una posizione comoda, va bene per le prime volte anche la Shavasana ma ancor meglio in Siddasana o anche Sukkasana.  La schiena è dritta, le vertebre inanellate una sull’altra tale da non interrompere il flusso dell’energia ascendente, il sistema nervoso a riposo. Una volta che il respiro si è regolarizzato si può passare a lavorare con  Ajna. 

 

  Si tratta di indirizzare lo sguardo interiore e gli occhi convergenti verso Ajna, al centro delle sopracciglia portandoci il respiro. Si percepisce l’aria nel passaggio nelle narici convergente in quel punto. Visualizzare di assorbire energia nelle narici e di dirigerla verso il pulsare in Ajna Chakra.  In questo modo l’energia lunare (Ida) e quella solare (Pingala) si riuniranno e si potranno così unificare in questo punto. Si percepirà l’aria fresca che confluirà nel punto centrale rendendo la zona fresca.   Concentrarsi a lungo iniziando da un minuto e allungando i tempi in modo personale.

 

 

  “Il Pranayama è il collegamento tra le discipline fisiche e quelle mentali. Anche se   l’azione è fisica, l’effetto è di rendere la mente calma, lucida ed equilibrata”.

                                                                                   Swami Vishnu Devananda

 

 

 

 

 

          Liberare il corpo per liberare la mente

 

 

“Vi è più ragione nel tuo corpo

che nella tua migliore sapienza”.

 

                                                                                                                          F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra (1883-1885) p.35           

 

 

 

  Il movimento riflette lo stato del nostro sistema psico-fisico, è un riflesso del nostro mondo interiore, del nostro vissuto.   Il corpo rappresenta il sostegno fisico alla nostra identità, al nostro Sé, e ci permette di comunicare e di rapportarci con l’ambiente con i più svariati e con diversi livelli espressivi. 

  Dunque  il corpo visto come “mezzo”, come veicolo espressivo e risultato del nostro stato di salute e anche del rapporto che abbiamo con esso.

 

   Nel momento attuale della nostra società,  il concetto di libertà è largamente sbandierato ai quattro venti, quasi ostentando a tutti i costi quella libertà che invece, nel profondo sentiamo di non avere, imbrigliati come siamo nelle reti degli schemi sociali, familiari o addirittura personali.

 

  “il piano fisico potrà essere liberato quando avrete liberato la coscienza, non si può fare l’inverso…” così afferma A. Nuzzo, famoso maestro yoga.

 

Il processo dunque passa attraverso l’esperienza del/nel corpo per arrivare, attraverso la mente, nella profondità della coscienza, dove accade il processo della vera liberazione: da lì l’energia imprigionata nel corpo viene liberata e finalmente l’unione corpomente spirito viene realizzata.

   Mediante l’immersione nell’asana, sostenuta e unita nel contatto con il respiro, avviene il processo di fusione della coscienza nel corpo e si realizza la liberazione.

 

    Lo yoga è il più antico metodo di crescita personale che unisce  corpo,  mente e spirito. La sua pratica, con un lavoro paziente sull’energia che circola in noi, permette di sperimentare, attraverso una presa di coscienza del nostro essere in “toto”, un riequilibrio energetico e un maggiore benessere corpomente.

 

    Per favorire e facilitare un apprendimento che risulti il più creativo, prima si realizza/apprende la tecnica, la gestualità, il movimento e successivamente si lavora col respiro mediante la consapevolezza e per ultimo si realizza l’espressione interiore che risulta tutt’una con l’esteriorità. In questo modo si può tornare a quello stato di fusione con il “tutto” riuscendo a “vivere” ad “assimilare” nell’asana l’umana dicotomia del bene e del male, il buono e il cattivo, il positivo e il negativo, senza negare nulla, accettando la Realtà del momento presente, l’unico atto che ci fa vivere veramente la libertà.

Allora entreremo in uno stato meditativo e di rito simbolico che ci darà accesso a stati alterati di coscienza e la presenza del divino sarà riconosciuta.     Quando saremo fusi e immersi nell’oceano, senza resistere, saremo parte di quell’oceano e il nostro ego si dissolverà  nel Sé universale e saremo liberi e immortali.

  Come dice Selene Calloni parlando della psicologia dello yoga, “praticare uno yoga significa riportare il divino dentro di sé, cioè far riaffiorare negli spazi della mente, accanto al pensiero razionale, che è quello che il divino ha estratto da noi, illuminandolo e intensificandolo, mediante il risveglio del pensiero mistico”.

 

  Attraverso specifiche posizioni o asana, con tecniche di respiro (pranayama) e immergendosi nel valore simbolico della singola asana si agisce sull’apparato muscolare e scheletrico distendendo legamenti e tendini,  sciogliendo contrazioni,  drenando le tossine e tonificando i muscoli,  stimolando la circolazione sanguigna, e rilassando e fortificando il sistema nervoso.

 S’impara a riconoscere e gestire gli effetti negativi delle tensioni accumulate e a rimuoverne con pazienza i blocchi.

  Lo Yoga  agisce anche a livello delle ghiandole endocrine, favorendone la loro autoregolazione ( dal punto di vista indiano si stimolano i vari chakra portando in equilibrio  il  nostro sistema energetico).                                                                                                                          

                                                                                                                                                                    articolo x TTC   bf 016

                                                                                

DICHIARAZIONE DI LIBERTA'

 

Qualsiasi cosa sembri vincolarvi o limitarvi,

dichiaratevene liberi da adesso stesso.

Non c’è niente nel mondo esterno,

nessuna persona, condizione o circostanza

che vi possa portar via la libertà

che è vostra nello spirito.

Invece di desiderare di essere liberi

di vivere diversamente la vostra vita,

accettate la verità che proprio adesso siete liberi.

Liberi di cambiare il vostro modo di pensare,

liberi di cambiare la vostra visione della vita,

liberi di essere tutto quello che anelate essere.

Fate di questo un giorno di libertà, di libertà spirituale.

Dichiarate voi stessi liberi da ansia e paura,

liberi da qualunque credenza nella sorte o limitazione.

Swami Satyananda Saraswati

 

 

 

                                                                                                                                                                                               


                                  Affermano i Veda: 

                                                   " La mente è il grande distruttore della realtà"


                                        Un lavoro particolare sull’energia: le posizioni capovolte                                                                                                                                                                                                                               

• Sirshasana 

 

La posizione sul capo è considerata la regina delle posture, sia per le sue qualità che promette sia per la sua caratteristica unica e spettacolare.

Sirsha significa “capo” e asana  posizione, dunque “posizione sul capo”.

Di essa esistono diverse varianti. La Viparita Karani, dove Viparita significa “rovesciato”, “invertito” e Karani “eseguire-azione” è quella conosciuta come una delle varianti della “candela”, Sarvangasana, nella quale le gambe sono in alto e l’appoggio è sulla parte alta delle spalle, ottenendo una chiusura a livello della gola, con azione sulla tiroide, mentre invece la Viparita in questione è meno potente e l’appoggio è su di una parte della schiena, sempre avendo le gambe slanciate in alto. Viene anche chiamata “candela in appoggio” o anche “posizione invertita”, con la prerogativa di essere più facile nel mantenerla.

Un’altra variante della Sirshasana è la Kapalasana, dove Kapala letteralmente significa “cranio”, dunque posizione sul cranio.

E’ simile alla Sirshasana con la differenza che le mani sono ai lati del capo a formare un triangolo su cui viene scaricato il peso (e non solamente sugli avambracci come avviene nella sirshasana).

Nel testo Hatha Yoga Pradipika si afferma a proposito delle posizioni invertite:

Per colui che ha l’ombelico in posizione superiore e il palato in quella inferiore, il Sole è in alto e la Luna in basso: questa, chiamata posizione inversa (viparita – karani), è appresa grazie all’insegnamento di un maestro.

Chi la effettua giornalmente ha il fuoco gastrico ravvivato, e per questo praticante bisogna preparare una gran quantità di cibo:

se ha poco cibo, il fuoco gastrico lo consuma velocemente. Il primo giorno egli deve stare con la testa in basso e i piedi in alto per un istante;

poi, giorno per giorno, lo pratichi per una frazione di tempo in più: dopo sei mesi, le rughe e i capelli bianchi sono scomparsi; chi lo esegue per tre ore ogni giorno, vince la morte”.

La pratica della Sirshasana richiede una precisa tecnica e una discreta preparazione fisica, senza le quali non si può affrontare.

Può essere considerata un asana con difficoltà alta.

Per arrivare alla figura finale bisogna procedere per gradi e una volta raggiunta si deve mantenere sino ad un massimo di 2’ “ (Carlo Patrian).

Come tutte le posizioni invertite dà molta vitalità, ringiovanisce il corpo, conferisce efficienza mentale e fisica, tonifica il cervello e il cervelletto migliora la digestione e l’eliminazione e cura l’apparato digerente. Migliora il funzionamento della ghiandola pineale e pituitaria.

A livello più sottile sviluppa la telepatia, la chiaroveggenza.

Stimola la tiroide e le paratiroidi, tonifica i nervi ottici e migliora la vista

Facilita la castità, sublima l’energia sessuale, migliora il funzionamento del sistema genito-urinario, i reni e le surrenali (C. Patrian). 

E’ utilissima per l’utero prolassato, la prostata e i reni. Rafforza la memoria e la concentrazione. Cura il mal di testa e il raffreddore, previene e cura la caduta dei capelli.

Questa posizione agisce principalmente sul 6° chakra (G. Cella)

 

Chi pratica la posizione sulla testa per tre ore al giorno guadagna tempo”

(Yoga Tattva Upanisad – da Sivananda)

 

Essendo un asana particolare ha anche diverse controindicazioni: deve essere evitata da chi ha debolezza cardiaca, vasi capillari degli occhi deboli, da chi ha dolori alle orecchie, da chi ha la pressione superiore ai 150 e inferiore ai 100 mm/Hg, da chi soffre di forte stipsi, da chi ha i polmoni deboli. Inoltre non deve essere mai eseguita dopo sforzi violenti e eccessivi (C. Patrian)

E’ da evitare assolutamente nel periodo mestruale, con infiammazioni agli occhi , agli orecchi, al naso e alla bocca e in caso di lesioni alla colonna. (G. Cella)

Come si costruisce lentamente e gradualmente la figura , così si devono usare diverse accortezze per scioglierla.

La discesa non deve essere repentina, e subito dopo si deve stare nella posizione del Bambino.

Alcuni autori affermano di passare alla posizione della candela dopo essere scesi dalla Sirshasana, affermando che esse sono complementari (Vanessa Bini).

Secondo i meccanismi anatomico-fisiologici e i loro effetti, la Sirshasana e le sue varianti sono classificate come asana educative o correttive, nel senso di allenare e condizionare il corpo e la mente, portando stabilità, pace e senso di benessere. La Sirshasana agisce prevalentemente attraverso gli organi vestibolari dell’equilibrio corporeo (M.M. Gore).

Per arrivare alla Sirshasana è necessario migliorare lo stato della colonna, specialmente con le posizioni in piedi e preparare il collo.

Per compensare va eseguita Padahasta-asana o Pinza in piedi, che permette di distanziare i dischi (A. Stipo) ed anche il Pesce risulta  fondamentale per compensare a livello delle cervicali e per distendere la fascia centrale alta ( petto-spalle).

 

                                                                                 

 

A proposito di limiti

.                   L’ equilibrio

  L’equilibrio, secondo il dizionario, è - lo stato di riposo risultante da forze che si annullano; posizione stabile; - è il mantenimento del corpo in posizione stabile; - è il buon funzionamento dell’attività mentale, ponderazione, calma.                                  Dunque è uno stato fisico e mentale ben preciso.

Dal Latino aequilibrium, cioè aequus e libra = bilancia. La bilancia esprime perfettamente il concetto , i due piatti sono alla stessa altezza e alla stessa distanza   dal punto centrale,   il fulcro della leva.

 

e sono in perfetto equilibrio e dunque la figura esprime eguaglianza, giustizia, armonia e serenità.

   Perciò l’equilibrio si esprime nell’azione di due agenti contrari  e dunque nella coppia di forze contrapposte si realizza quel concetto tanto caro allo yoga: la polarità, i due aspetti che rivelano il manifesto nel mondo ed anche lo spirito e la materia, sempre contrapposti ma complementari e fusi insieme.

   Su questo tema della polarità, nella tradizione riportata dal grande yogi  Sri Tirumalai Krishnamacharya, si racconta che, ”in tempi antichi, essendo gli esseri umani incapaci di comunicare efficacemente tra loro con la parola, regnasse una grande confusione che apportava ogni genere di male.  Allora gli uomini si riunirono e pregarono Dio di venire loro in aiuto. Toccato dalla loro domanda, dio inviò uno dei suoi avatara, sotto forma di un piccolo serpente. Questo serpente, rivelatosi nella sua vera natura  divina, insegno all’umanità la grammatica, la medicina e lo yoga, mezzi efficaci, in effetti, per comprendersi, curarsi e unificarsi…” (da Hatha – yoga l’equilibrio in piedi, a cura della F.N.E.Y., ed. Magnianelli)

  Nel pensiero antico cinese, l’uomo è “il ponte tra il cielo e la terra”, è il collegamento   tra l’energia in basso della terra e l’energia in alto del cielo, tra il polo negativo e il positivo, tra la materia e lo spirito e il suo compito/responsabilità, non poco importante , è quello di esprimere questa unificazione.

  

  Nello yoga sono tantissime le posizioni di equilibrio.

-La “bilancia” –   è la stessa della “posizione in bilico”  –    . Chiamate anche “precaria” o “azzardata” E’ anche chiamata “la posa ansiosa” perché: “quando l’ansia viene espressa attraverso un’azione, percepiamo che il suo effetto si ferma automaticamente nel mezzo”    E la proprietà della posizione è appunto quella di calmare il corpo.

 Sono figure che si esprimono nella caratteristica, nello specifico, di mantenere l’equilibrio sulle punte dei piedi.

 “ Far toccare solo la punta dei piedi al terreno, talloni alzati in alto,  appoggiare l’ano sui talloni; questa è conosciuta come la Utkata-sana dall’uomo saggio.”

                                                       v. 28- cap. 2   Gheranda Samhita

- “La montagna” – Tadasana

E’ la posizione di equilibrio più semplice in assoluto, dato che si esprime nello stare dritti in piedi. Però, al di là di quello che si può credere, è comunque impegnativa, se tenuta a lungo in modo corretto. L’essere umano si esprime solitamente, nel movimento, non è abituato a restare fermo per lungo tempo in una data posizione e dunque restare in piedi, in perfetto assetto di estensione assiale, con un controllo del bacino e del baricentro corporeo, con le spalle ben aperte e le cervicali ben estese e il mento leggermente contenuto, tutto in uno stato di attenzione vigile ma in modo rilassato collegato al respiro, risulta particolarmente difficoltoso.

La postura dona fermezza, concentrazione, attenzione, calma la mente e lavora sul sistema nervoso.

  “ L’uomo che prova lo stesso sentimento…   ……………………………………………………………….

          che è equilibrato nel biasimo e nella lode,

                               che è fondamentalmente silenzioso,

                                     che si contenta di ciò che possiede,

                              la cui casa non è in questo mondo

           e che è capace di amore: costui mi è caro

                                                                    ( v.18,19,canto XII – Bhagavad Gita)

  

  Altre posture che lavorano sul raggiungimento dell’equilibrio (sia interno che esterno)   sono: L’Albero o Vriksha-asana – Ganapatiasana o  Dio del sapere -  Shiva re della danza – il Corvo (la Gru )  e poi  Vento o Mantice,  con la variante in piedi e ginocchio al petto.

  Nel grande panorama delle posizioni, a ben guardare, gran parte delle posture di yoga lavorano con la componente di equilibrio.  Quando si “entra” in un asana, spesso sostiamo nel mezzo, tra la contrazione e il rilassamento. Anche se la meta dell’asana trova ragione nello stato di rilassamento, questo non sempre è possibile (shirshasana, kapalasana, sarvangasana, vrikshasana  ecc) e allora si rimane in uno stato intermedio che è appunto il centro degli estremi: l’attivazione consapevole.

  Fino ad ora però si è visto un’ aspetto dell’equilibrio, quello legato e comunque espresso nel corpo, perciò l’equilibrio fisico, in rapporto alla forza di gravità e alla superficie verso la quale essa ci spinge e ci sostiene: la terra.

  Ma c’è un ben diverso concetto di equilibrio (che poi è tutt’uno con il primo, o almeno ne è una componente e forse anche la più vitale) ed è quello che esprime il concetto letterale della parola, in una dimensione più sottile, è quello di essere continuamente nel proprio “centro”, agganciarsi al proprio  “centro di gravità permanente”.

  Si tratta di lavorare in profondità su di sé a livello psicoemozionale, per affinare o sviluppare questa meritevole qualità: l’equanimità, che nel buddhismo, è considerata una delle Parami, una degli stati virtuosi della mente e del cuore. Essa “ha la straordinaria capacità di guardare con equilibrio gli aspetti continuamente cangianti di tutte le cose” (Patricia Feldman Genoud, ).

Noi siamo sempre in continuo vacillare da un estremo all’altro delle situazioni, vediamo sempre o il bianco o il nero, difficilmente riusciamo a mantenerci nel mezzo, appunto a restare in equilibrio. Continuamente le tensioni quotidiane ci spingono da una parte, perdendo così di vista l’altro punto .

 

  “La vera alchimia è la trasformazione dell’energia                                                                           della paura nella potenza dell’amore”                                                       -                                               Emmanuel                                                                                         

    Perdiamo coscienza che possa esistere o addirittura neghiamo un aspetto, che è sempre quello doloroso, quello che fa male, non riconoscendo che le cose cambiano continuamente e ad agire è solamente la nostra paura ad affrontare l’abbandono o la perdita o le cose che non ci piacciono o che ci fanno sentire sconfitti. 

 L’equanimità è un grosso lavoro di presenza mentale, di consapevolezza sottile “che consiste nella capacità di rispondere agli eventi interni ed esterni della vita in uno stato di equilibrio, piuttosto che con reattività”.( Patricia F. G.)                               

   Quando rispondiamo ad uno stimolo con reattività  perdiamo il centro, ci lasciamo andare al momento e non riusciamo più a discernere tra il vero e il falso, tra il giusto e l’ingiusto e diveniamo vittime di noi stessi, consumando inutilmente una grande energia.    Questo succede perché ci attacchiamo al “risultato” e non vediamo che quello e pretendiamo che sia  pieno, soddisfacente e piacevole. E come si fa a superare questo gradino? Con l’essere concentrati sull’azione e non sui suoi frutti.     Nella  Bhagavad Gita  il”cocchiere” Krihna suggerisce ad Arjuna: “ Concentrati sulle tue azioni, non sui loro frutti. Il frutto delle tue azioni non sia mai il tuo movente e non lo sia nemmeno il tuo attaccamento all’inazione”. (v. 47 cap. II )

  E ancora in un altro passo si racconta come ai dubbi leciti di Arjuna sul modo di comportarsi, se nel dare valore di più all’azione o all’inazione, Krihna risponde di dedicarsi alla disciplina dello yoga affermando come  “lo yoga è la saggezza nel campo dell’azione”. (v.50, cap.II)

  Se restiamo nel centro riusciamo ad essere creativi e possiamo modificare o correggere il tiro per il nostro e per quello degli altri.  Infatti, come diceva Jung: “ Anche una vita felice non può esserci senza una certa misura di oscurità e la parola felicità perderebbe il suo significato se non fosse bilanciata dalla tristezza. E’ di gran lunga meglio prendere le cose come vengono, con pazienza ed equanimità”.

Dunque “accettare” semplicemente quello che è, ciò che si presenta, vivere in pratica il momento presente, che sia piacevole o meno, e questo ce lo fa sperimentare solamente lo yoga, con le sue asana e con la presenza al respiro. Però per accettare devo essere preparato, allenato alla consapevolezza del “distacco”, senza però rinunciare all’entusiasmo e all’amore.

   E’ come se dal mio centro potessi guardare da una parte e dall’altra contemporaneamente e sentirmi vivo, senza peraltro cadere dentro il vortice della cosa riuscendo così a gestire al meglio la situazione senza farmi fagocitare. Yogananda affermava: “essere nel mondo ma non  del mondo”.

 

  Un esempio pratico: quando siamo ad un incrocio con l’auto possiamo abbracciare il campo visivo  a sx e a dx contemporaneamente, senza volgere completamente il capo di qua e di là e avere sotto controllo ugualmente tutta la situazione, restando nel centro.

 

La via per l’equanimità è dunque quella della consapevolezza e della pazienza, unite alle altre qualità dell’accettazione e del distacco, sentendoci sempre più a nostro agio nei cambiamenti e nel seguire la corrente, piuttosto che remare costantemente in direzione contraria, che significherebbe, appunto essere reattivi.       In questo modo non sprecheremo inutili energie ma le utilizzeremo in bene per la nostra salute mentale.

 E        La guerra più grande nella vita di un individuo    

    M                        è fra l’intelletto e il cuore,

         M                                   quando il cuore dice:”E’ così”

              A                                        E l’intelletto dice: ”non capisco, quindi non credo”.

·        N   U   E   L                 

 

 La tecnica è sempre la stessa: portare la consapevolezza nel corpo,  usando   il respiro e ripetendoci qualche affermazione propositiva del tipo “ devo restare nel centro, in equilibrio, in qualsiasi situazione mi si presenti”.

  “Quando lo stato mentale dell’equanimità è presente è possibile affrontare qualsiasi situazione nella calma e nella ragionevolezza, mantenendo la propria felicità interiore” (Dalai Lama)

  In definitiva la coltivazione dell’equanimità ci porta ad una maggiore libertà e a gioire delle cose piacevoli senza attaccamento e ad accettare quelle spiacevoli senza avversione. Dunque libertà e non dipendenza dalle situazioni che portano a vivere pienamente le cose con amore.

  A livello di chakra, quello che determina in qualche modo la scelta come indirizzare le energie è “Anahata”, il quarto chakra. Essendo al centro dei 7 chakra è il punto di equilibrio, l’ago della bilancia che può essere indirizzato con la nostra volontà o verso il basso, verso la terra oppure verso l’alto , il Cielo: verso le cose terrene o verso lo spirito.

 

   Il cuore è l’organo più importante dell’organismo, è il nostro centro pulsante, è il nostro sole al centro del corpo, come il sole astro è al centro del nostro universo ed essendo al centro è equidistante e in equilibrio tra tutti i centri enegetici.

   E’ la nostra identificazione dell’IO, infatti quando vogliamo indicare noi stessi indichiamo il petto, come anche quando indichiamo l’altro puntiamo l’indice sempre al petto. E’ il luogo della consapevolezza dell’essere.

 E’ la sede dell’Amore incondizionato e assoluto, non più legato a regole umane, è espressione dell’ Intero e della vera Libertà, viene associato ai sentimenti ed alla felicità.

   E’ associato a l’elemento aria e al senso del tatto che a livello dei polpastrelli delle dita è molto sviluppato e “cosciente”, difatti alcuni dita sono correlate direttamente all’energia di cuore.

   I primi tre Chakra riguardano il nostro agire secondo istinti ed emozioni. Questo riguarda sicuramente il primo ciclo della nostra vita, fatto di prove ed errori, attraverso i quali impariamo. Tutto ciò porta Conoscenza e poi  Coscienza.

  Attraverso questo apprendimento i dati elaborati vengono registrati nei centri superiori sotto forma di concetti, idee, pensieri primi e se a questo si aggiunge una intenzionalità e una ricerca (bisogno) per il trascendente, col tempo la maggiore coscienza raggiunta comincia ad influenzare le nostre azioni. 

 Nel tempo tutto ciò porta ad un livello di coscienza sempre maggiore e totale tale da distaccarsi dai processi “viscerali” provocando un certo “distacco” dai coinvolgimenti diretti, ma entrando in un campo più sottile di percezione più intima nei rapporti  tra materia e sue informazioni, tra persone, situazioni o cose.

 

   “Quando si giunge più vicino alla sorgente,

    c’è un momento

    che è difficile descrivere in qualsiasi linguaggio.

    Colui che riceve diventa colui che dà

    e il contenitore diventa la sorgente

                                                    Emmanuel

 

 

   Ci si trova nel “centro”,  coinvolti in “toto” in ogni aspetto e nello stesso tempo in equilibrio tra noi e l’ambiente fuori di noi, percependone la interezza e l’unione stessa.

   A questo punto è fondamentale indirizzare l’energia verso l’alto, verso i Chakra più alti, con pratiche appropriate e precise (meditazione).

   Il lavoro diviene impegnativo al massimo, e usando lo strumento a disposizione, il corpo, l’azione viene trasmutata a livelli superiori e il corpo stesso perde la sua valenza materiale e con l’ Anahata aperto si entra nel mondo delle cause dove il potere della mente agisce e modifica il livello fisico, emozionale e psichico.. E qui avviene la vera guarigione: è il potere di guarigione dell’ AMORE.

  E’ la pratica di Gesù, che secondo San Luca guariva semplicemente imponendo le mani, con il “potere del corpo” trasmutato. Non è quindi un caso che al Chakra del cuore siano associati il senso del tatto e i polpastrelli delle dita, e che l’imposizione delle mani sia stata, in ogni cultura antica, una pratica di guarigione.

                   

A proposito del tempo...

dalla cultura dei nativi

IL   PRESENTE

Gurdjeff era solito dire che una sola cosa è necessaria: non identificarsi con ciò che va e viene.

 

" Viene il mattino, poi il mezzogiorno, poi la sera. viene la notte e poi di nuovo il mattino. Ma tu rimani.  Se ti identifichi, diventi la mente; se ti identifichi diventi il tuo corpo; se ti identifichi diventi il tuo nome e la tua forma; e il padrone di casa si perde"

 

L'essenza della pratica di Odaka Yoga coincide con questo pensiero; lo yoga è un mezzo e non il fine.

  Nell'attimo presente è racchiusa una straordinaria potenza; occorre trasformare il "fare yoga", in "essere yoga". solo in questo modo, diviene uno strumento che acuisce la mente e permette di vedere la realtà in modo chiaro. sul tappetino dobbiamo rispondere alla domanda: " cosa definisce il momento presente?". Radicando la nostra coscienza direttamente nell'azione, completamenti presenti a sé stessi, in ogni istante della propria esistenza, ci prepariamo affinché nessun problema, nessuna sofferenza, possano sedimentare in noi.

.............................................................................................................................................il resto dell'articolo, a cura di Roberto Milletti e Francesca Cassia,  è sulla rivista Vivere lo Yoga di Novembre-dicembre 2016

 

 

 

... e secondo Thomas S. Eliot

"Tempo presente e tempo passato

sono forse entrambi presenti nel tempo futuro

e il tempo futuro è contenuto nel tempo passato.

Se tutto il tempo è eternamente presente

tutto il tempo è irredimibile."

                       

"Il genere umano non può sopportare troppa realtà

Il tempo passato e il tempo futuro

ciò che poteva essere e ciò che è stato

tendono a un sol fine, che è sempre presente"

 

 " Il tempo passato e il tempo futuro 

non permettono che poca consapevolezza

Essere consapevoli è non essere nel tempo"

 

" O diciamo che la fine precede il principio,

e la fine e il principio erano sempre lì

prima del principio e dopo la fine

E tutto è sempre ora"

  (da i Quartetti - I° Burnt Norton  - T.S. Eliot )

 


Rosone - Duomo di Orvieto
Rosone - Duomo di Orvieto

Dal libro di Donna Farhi " Lo yoga nella vita"

 

 

Lo yoga si propone di condurre l’individuo in uno stato di armonia interiore, dove la mente è pacificata, le emozioni sono equilibrate ed il corpo si mantiene in forma.  Vivere in uno stato di unione non è un concetto esoterico né una qualche indefinita sfera superiore a cui possono aspirare solo persone di grandissima intelligenza: è l’apertura di un cuore, che rende capaci di provare tenerezza, gioia e dolore senza reprimerli.

 

  E’ l’apertura della mente a una consapevolezza che abbraccia invece di escludere; è il riconoscimento, immediato e spiazzante della nostra fondamentale uguaglianza. E’ la pratica di osservare con chiarezza, ascoltare con udito fine e rispondere con abilità al momento presente con tutta l’empatia di cui siamo capaci.

 

  Ed è un tornare a casa con il nostro corpo e nel corpo, perché è solamente nel corpo che possiamo fare tutte queste cose”.

 

 

 

 

Perchè nello yoga si da molta importanza all'espiro ?

    Storiella Zen

 

   Un colto professore va a trovare un monaco: “ Dimmi, che cos’è lo Zen? “ gli chiede.

Il monaco non risponde. Lo invita a sedersi, gli mette dinanzi una tazza e comincia a versarci del tè.

La tazza si riempie, ma imperterrito il monaco continua a versare. Il colto professore è stupito e alla fine esclama: “E’ piena, è piena!”

“Già “ risponde il monaco “Anche tu sei pieno di opinioni e pregiudizi. Come posso io dirti cos’è lo Zen se prima non vuoti la testa?”

 

 

Espirare significa lasciare andare, far scivolare via qualche cosa fuori di noi, abbandonare ogni resistenza, sia fisica che mentale e, in altri termini vuol dire "non attaccamento" , non restare nell'illusione mentale del possesso, restare liberi.

 

Storiella dei saggi dell'India: Il monaco e il novizio

 

La pioggia del monsone crepitava sulla strada, scavando canaletti, mettendo a nudo i sassi. Il monaco e il novizio camminavano con la schiena curva. erano attesi quella sera al monastero piantato sulla montagna.

Avanzavano non vedendo mai a più di un metro di distanza. Attorno a loro, il mondo aveva cessato di esistere. Un bozzolo biancastro e tiepido annullava ogni rumore, ogni colore, ogni odore.

Ad una svolta del sentiero, una donna fradicia, che osservava costernata il fiume ingrossato dal monsone, sbarrò loro il passaggio.

-Madre, le dissero rispettosamente, poiché i monaci chiamano tutte le donne "madre" per allontanare il desiderio potenziale, perché rimani in mezzo al sentiero a guardare il fiume?

-La mia casa e la mia famiglia sono dall'altra parte. stamattina sono passata quasi a guado, stasera l'acqua è così alta che non oso avventurarmici.

Il novizio la prese subito sulle spalle e la fece attraversare. poi ritornò accanto al monaco. si guardarono un attimo per confermarsi a vicenda che era ora di ripartire e ripresero la loro ascensione che durò ancora parecchie ore. Arrivarono in vista del monastero all'imbrunire. Sfiniti dal viaggio, si sentivano sollevati nel vedere l'immensa campana bianca dello stupa. fecero una pausa per riprendere fiato un attimo. Il monaco all'improvviso si preoccupò:

-Come farai a spiegarlo al lama?

 - Che cosa devo spiegare al lama?

-La donna che hai presa sulle spalle!

Il novizio scoppiò a ridere:

-Io l'ho lasciata sull'altra riva. e tu? L'hai veramente portata tutto questo tempo?

 

9 ottobre 2016: MARCIA della PACE Perugia Assisi

PACE NON E' SOLO IL CONTRARIO DI GUERRA

 

Non è solo lo spazio temporale tra due guerre

Pace è di più

Pace è la legge della vita umana

Pace è quando noi agiamo in modo giusto

 Quando tra ogni singolo essere umano regna la giustizia

 

                                                                                                                                Detto dei Mohawk ( Indiani Irochesi)

Sulla piazza di Assisi
Sulla piazza di Assisi

Diwali: la festa della luce - 30 ottobre 2016

       Diwali (Festa della Luce) – Sai Baba

 

 Tutte le feste Indiane hanno un profondo significato Divino.  In India le feste sono celebrate per ricordare che in ogni essere umano é immanente la Divinità. Questo giorno festivo di Deepavali, insegna qualcosa di molto sacro e profondo a tutta la Umanità.     Nessun altro elemento, in questo mondo, è più significativo della Luce.   E’ la Luce che ci illumina la strada, disperdendo la oscurità.  E’ per merito della Luce che l’uomo può assolvere ai suoi doveri quotidiani.

 

La fiamma di una lampada ha due qualità significative. La prima è quella di disperdere la oscurità; la seconda é legata al suo costante movimento verso l’alto. Anche se una fiamma viene tenuta in una buca, la fiamma sarà sempre diretta verso l’alto. Gli anziani ci hanno insegnato che il movimento della fiamma verso l’alto, rappresenta il cammino di saggezza verso la Divinità. Pertanto, la luce esterna disperderà il buio esterno, ma non disperderà il buio dell’ignoranza in un uomo.

C’è un profondo significato nell’ accendere una lampada. La fiamma di una lampada può essere utilizzata per accendere una moltitudine di altre di lampade. Quella prima lampada rappresenta la suprema effulgenza mentre le altre rappresentano i luci dei Sé individuali  si celebra allo scopo di insegnare questa grande Verità a tutto il mondo. La gente celebra questa festa accendendo lampade e torce per testimoniare la vittoria del Bene sul Male.

E’ molto importante comprendere appieno il significato interiore delle feste Indiane. Nelle ricorrenze delle varie festività la gente è solita fare la mattina un bagno sacro e indossare abiti nuovi, mantenendo le case e i dintorni puliti e ordinati.  Pertanto un primo insegnamento delle festività è la importanza della ‘pulizia’ sia interiore che esteriore. I Veda affermano che Dio é presente dentro e fuori . Per questo bisogna essere puliti sia interiormente che esternamente . E’ l’acqua che aiuta a mantenere pulito il corpo, ma è l’Amore che mantiene pulito il cuore. Dovreste tutti celebrare questo festività realizzandone appieno il significato interiore.

 

Deepavali significa “la fila di luci.” (Conducimi dalla oscurità alla Luce) é una preghiera tratta dalle Upanishad: Significa che laddove c’è l’oscurità è necessaria la luce. Cosa si intende per oscurità? Il dolore è una forma di oscurità, l’assenza di pace, le sconfitte, i dispiaceri, la miseria, la mancanza di entusiasmo sono tutte diverse forme di ‘oscurità’. Per liberarsi del buio e del dolore occorre accendere e mantenere accesa la lampada della felicità. Per disperdere il buio della malattia occorre far risplendere la luce della salute. Per liberarsi del buio delle perdite e delle sconfitte occorre far brillare la lampada della prosperità.

  Deepavali é la festività che celebra la soppressione dell’Ego da parte del più Grande Sé. 

 

   L’uomo vive immerso nel buio della ignoranza ed ha perso ogni capacità di discriminazione tra ciò che è permanente e ciò che è evanescente. L’ignoranza, è causata da  Ahamkara (senso dell’Ego) che viene dispersa dalla Luce della Conoscenza Divina e solo allora si potrà sperimentare l’effulgenza Divina.    Per condurre il rito e accendere la fiamma esterna serve un contenitore, olio, uno stoppino e una scatola di fiammiferi  Parallelamente, per l’uomo, il contenitore è il cuore, la mente è lo stoppino, l’Amore è l’olio e vairagya (il sacrificio) é la scatola di fiammiferi. Quando li avrete tutti e quattro, l’ Atma-jyothi (La Divina fiamma dello Spirito) splenderà con effulgenza in voi. Quando la luce dello Spirito é in fiamme, la Luce della Conoscenza appare e dirada il buio della ignoranza.

 

Il significato interiore di Deepavali é quello del viaggio dell’uomo dal buio alla luce. L’uomo è costantemente immerso nella oscurità. In ogni momento è circondato dal buio e dovrebbe accendere la lampada che dovrà brillare eternamente in lui. Portate con voi questa lampada ovunque andiate ed essa illuminerà il vostro cammino dovunque possiate essere.

 

 

 

 

Festa della Luce

storia indiana

 

  C'era una volta un grande guerriero, il principe Rama, che aveva una bella moglie di nome Sita.

  C'era anche un re terribile,  il demone Ravana.  Aveva venti braccia e dieci teste ed era temuto in tutto il paese.

 Voleva che Sita diventasse  la sua moglie e un giorno lui la rapì.  La portò via nel suo carro ma Sita che era molto intelligente, ruppe la sua collana e  lascio una scia di gioielli affinché  Rama la seguisse.

  Rama seguì la scia scintillante di gioielli fino a quando incontrò il Re delle Scimmie Hanuman, che divenne suo amico.  Hanuman promise di aiutare Rama a trovare Sita.  Mandò dei messagi a tutte le scimmie e orsi del mondo che cercarono di trovare Sita.

  Dopo una lunga ricerca,  Hanuman  trovò Sita imprigionata su un'isola.  Dato che  non riuscivano  a  raggiungere l'isola, tutti gli animali insieme formarono un ponte.

  Una volta raggiunto l'isola fecero una potente battaglia e liberarono Sita.  Rama uccise Ravanna il Dio del male con una freccia magica.

  Tutto il mondo si rallegrò.  Ora  Rama e Sita possono  iniziare un lungo viaggio di ritorno verso la loro terra. Una volta arrivati nella città di Ayodhya tutta la gente accolse Rama e Sita con lampade  ad olio accese per guidare il loro cammino. 

  Da questo momento la gente in India accende delle lampade per la festa dei Diwali  con l'intento di ricordare che la luce trionfa sul buio e il bene trionfa sul male.                                                

IL BACINO. IL NOSTRO CENTRO DI GRAVITA' PERMANENTE

                                 

    Vi è più ragione nel tuo corpo

    che nella tua migliore sapienza.

                                F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra (1883-1885) p.35           

 

  Il bacino è una struttura “chiusa”  ad anello e autoportante che collega la parte superiore del corpo con quella inferiore, perciò costituisce il nostro centro fisico, ma non solo, assume anche valenze energetiche, psicologiche ed emotive.

  Mentre le articolazioni delle anche, se pur sottoposte ad un logorio naturale nel tempo riescono comunque a mantenere, per effetto della deambulazione, una certa mobilità, le altre articolazioni del bacino, le due sacro-iliache e la sinfisi pubica, se non sottoposte ad un lavoro consapevole e preciso di mobilità, perdono rapidamente nel tempo le loro funzioni (la sinfisi pubica si salda intorno ai 20-25 anni).

Dunque il bacino è un sistema che non gode di grande mobilità.  A parte l’articolazione delle anche la coxo-femorale, le altre tre non sono vere e proprie articolazioni ma costituiscono un sistema legamentoso di ammortizzazione delle sollecitazioni che il bacino riceve nella stazione eretta.

 

   - Il bacino e il suo linguaggio

           

  Il bacino, se non ha blocchi, oscilla liberamente per permettere un’ andatura sciolta e dinamica.

  Spesso però il bacino raccoglie particolari significati di adattamento ai rapporti di  vita interpersonale e può assumere un irrigidimento in una posizione o ruotata in avanti o in dietro.

  Nello specifico il bacino è legato alle emozioni più profonde, alla sessualità e in generale alle paure inconsce.

  Se il bacino, in modalità corrente,  è ruotato in avanti, in anteroversione, nel senso che la cresta iliaca è proiettata in avanti, si avrà una iperlordosi lombare, con conseguente schiacciamento posteriore di alcune vertebre lombari, e un prolasso, un rilassamento eccessivo della zona addominale, con conseguente spostamento del baricentro in avanti.

  Una anomalia della centratura della struttura del bacino porterà anche un cambiamento nella deambulazione, alterando la funzionalità naturale dello snodo rappresentato dalle ginocchia, che dovranno assorbire malamente il carico superiore e distribuirlo alle piante dei piedi.

  Dunque il bacino, o meglio dire, la non corretta mobilità del bacino,  è responsabile di molte anomalie riscontrabili lungo tutta la struttura del corpo.

  D'altronde è sempre dal centro che ha origine la spinta e non dalla periferia, come spesso si crede ( a parte casi specifici)  e dunque in molti casi si hanno  posture scorrette dovute a errate impostazioni posturali del bacino.  Bisogna ri-portare il bacino alla sua funzionalità  ottimale il che  significa  permettere al bacino di muoversi liberamente in modo fluido.

 

A livello energetico significa permettere al sistema bacino di esprimere l’energia  che   è  insita in questa zona.

  Certamente una corretta  respirazione diventa primaria, calcolando che se il bacino è bloccato anche il respiro risulterà compromesso, come del resto accade in caso contrario.

  Diventano fondamentali dunque esercizi, a livello strutturale,  come il gatto , la tigre, il mantice, il pesce, il ponte, la scimmia, i movimenti delle gambe sui vari piani e tanti altri, con lavori specifici sia in supina che in prona ma anche in piedi,  ed ancor più diventa  importante lavorare con la respirazione, sia bassa ed ancor più quella completa,  e applicare  i vari “bandha” : “Uddyiana” e  “Mula”.

   Lo scopo è quello di allentare le tensioni in questa fascia, cercando con la mobilità la fluidità energetica compromessa.

  I chakra compromessi in queste anomalie sono i tre chakra bassi, dove per l’appunto l’energia tende a ristagnare, sia per un non funzionale uso appropriato dei sistemi dinamici ( uso non corretto del diaframma, stati di respirazione controllata)  sia per una limitata mobilità funzionale dovuta all’età.

  Lo scopo del recupero della funzionalità in questa zona, essendo essa il nostro centro strutturale ed energetico,  è quella di riportare in equilibrio tutto il sistema dinamico, per far si che l’energia possa fluire liberamente e l’individuo possa esprimere al meglio le sue potenzialità.  

 

 

L'essenza di ogni cosa

   L'essenza di ogni cosa sulla terra, visibile o invisibile, è spirituale.  Entrando nella città invisibile, il mio corpo è coperto dallo spirito.  Chi cerca di separare il corpo dallo spirito, o lo spirito dal corpo, allontana il suo cuore dalla verità.  Il fiore e la sua fragranza sono un'unica cosa;  è cieco colui che nega il colore e l'immagine del fiore, affermando che possiede solo la fragranza che si spande nell'aria.  E' lo stesso atteggiamento di quelli che, privi dell'olfatto, considerano il fiore solo per la sua forma e per i suoi colori, trascurando il profumo.

 

  Tutto ciò che si trova nel creato, esiste anche dentro di te, e tutto ciò che hai dentro esiste nel creato.   Non vi è alcun confine fra noi e le cose più vicine, ma ciò che è più importante, la distanza non è sufficiente a separarci dalle cose più lontane.  Ogni cosa, dalla più bassa alla più sublime, dalla più piccola alla più grande, esiste dentro il tuo essere, senza differenze.   Nell'atomo si possono trovare tutti gli elementi della terra.   La goccia d'acqua contiene tutti i segreti degli oceani.   In un moto della mente si trovano tutti i moti di tutte le leggi dell'esistenza.

                                                                                                                                                       

                                                                                                             Kahlil Gibran , "Massime spirituali "(Libano 1833- New York 1931)

 

Abitudini e Condizionamenti

Aprire la Mente per guardare oltre il velo dell'ignoranza, oltre l'illusione di Maya

   " I fenomeni esistono come mutamenti dipendenti, ma non ci appaiono come tali.

  Quando guardo le montagne in fondo alla vallata (...) esse mi appaiono come entità esistenti di per sè, separate, del tutto autosufficienti.

Tutto ciò è pura illusione.

In questo senso le montagne non esistono come appaiono, e in questo senso sono come un sogno.

Ciò vale per tutta la realtà che ci circonda."

  Allan Wallace  

                                                  esperto di buddismo tibetano                                                    

           Una storia ebraica

   Una storia ebraica narra di un uomo che è stufo della sua vita con moglie e i figli.   La moglie lo domina e lo vessa, i figli lo disprezzano e gli ridono dietro. Si sente una vittima e pensa che sia venuto per lui il momento di cercare la Gerusalemme celeste, il paradiso. 

Dopo molte ricerche, trova un vecchio saggio che gli spiega la strada in dettaglio: il paradiso c'è, eccome, ed è nel tal posto. Bisogna fare parecchia strada, ma con un bel po' di fatica ci si arriva.

L'uomo si mette in cammino. Di giorno marcia, e la notte, stanchissimo, si ferma in una locanda per dormire.  Siccome è un uomo molto preciso decide, la sera, prima di coricarsi, di disporre le sue scarpe già orientate verso il paradiso, per essere ben sicuro di non perdere la direzione giusta. durante la notte, però, mentre lui dorme, un diavoletto dispettoso entra in azione e gli gira le scarpe nella direzione opposta.

La mattina dopo l'uomo si sveglia, guarda le sue scarpe, che gli paiono orientate in maniera diversa rispetto alla sera prima, ma non ci fa troppo caso e riprende il cammino, che ora è nella direzione contraria a quella del giorno precedente: verso il punto di partenza.   A mano a mano che procede, il paesaggio diventa sempre più familiare. A un certo punto arriva nel paese dove è sempre vissuto, che però crede sia il paradiso: " Come assomiglia al mio paese il paradiso". Siccome è il paradiso, tuttavia, ci si trova bene e gli piace moltissimo. poi vede la sua vecchia casa, che però pensa sia il paradiso:" Come assomiglia alla mia vecchia casa!". Ma siccome è il paradiso, gli piace moltissimo. Lo accolgono sua moglie e i suoi figli:" Come assomigliano a mia moglie e ai miei figli!   Qui in paradiso tutto assomiglia a quello che c'era prima". 

Però, siccome è il paradiso, tutto è bellissimo. La moglie è una persona deliziosa, i figli sono straordinari, tutti sono pieni di qualità e aspetti che nel vivere quotidiano egli non avrebbe mai sospettato possedessero. " E' strano come qui in paradiso tutto assomigli a ciò che c'era nella mia vita di prima in modo così preciso, ma come allo stesso tempo tutto sia completamente diverso!"

 

                                                                                                                  da " La forza della gentilezza" di Piero Ferrucci- Mondatori - 

 

       


Lavoro sulla sensibilità:

RESPIRO COMPLETO VERTICALE

Pranayama integrale VERTICALE

 

Si può vivere in 3 modi:

 

  1. Respiro completo : percezione, tramite il movimento sulle pareti, della parte anteriore: ventre, addome, petto, clavicole, espirando percezione delle stesse parti all’inverso. È la porzione meno alta delle tre –in posizione SEDUTA-SUPINA- PRONA
  2. R. C: Percezione del volume d’aria nella parte centrale del busto che entra e riempie il vaso dal basso: spazio anteriore/mediano ventre , addome, petto, zona clavicolare alta. Poi si svuota all’inverso dall’alto. E’ la porzione media delle tre – SEDUTA-
  3. R. C: Percezione, tramite il movimento, della parte posteriore: sacro, lombare, dorsale medio, zona interscapolare, base collo. Espirando percezioni stesse parti all’inverso. E’ la porzione più alta delle tre – posizione PRONA-

...e una storiella sulla sensibilità e l'apertura della mente

             La storia dei ciechi e dell’elefante

C‘era una volta un saggio re che invitò a palazzo alcuni ciechi dalla nascita. Fece venire un elefante e chiese loro che lo toccassero e lo descrivessero.

 

Il cieco che aveva toccato le zampe disse che un elefante assomigliava ai pilastri di una casa.

Quello che aveva toccato la coda, disse che assomigliava ad uno spolverino di piume.

Quello che aveva toccato le orecchie, lo paragonò ad un setaccio per vagliare.

Quello che aveva toccato lo stomaco, ad un barile.

Quello che aveva toccato le zanne, ad un bastone.

Quando sedettero per concordare la descrizione dell’elefante nessuno riuscì ad accordarsi con gli altri, e ne nacque una lite .

 

Attirato dalle urla, il re rimase in ascolto e, comprendendo che quella situazione era destinata a ripetersi all'infinito, prese la parola e sussurrò...

- Tutti dicono la verità. ognuno sa cosa ha sentito ed è sicuro di ciò che ha toccato con mano. Ma l'esperienza fatta è solo una parte della verità e solo "ascoltandosi" ognuno può andare oltre, comprendere la verità che cerca.-

 

Ciò che udite e vedete costituisce una minima parte della realtà. Se lo riteneste tutto il reale ne avreste una visione distorta.  Chi segue la via mantiene un cuore umile e aperto, sapendo che la sua comprensione è incompleta.  Dobbiamo applicarci sempre più a fondo per progredire sul sentiero. Un seguace della via conserva l’apertura mentale. Sapendo che attaccarsi alle opinioni momentanee come se costituissero verità assoluta ostacola la comprensione della verità.

Umiltà e apertura mentale sono i due requisiti necessari a progredire lungo il sentiero.

                                                                                                                                     Udana Sutra VI, 4 - Siddhana Gautama                                                                                          


 

Essere felici non è una fatalità del destino,

ma una conquista  per coloro che sono

in grado di viaggiare dentro

il proprio essere.

Apriamo il cuore a ciò che conta” 

 


Dobbiamo nel nostro intimo liberarci di tutto,

di ogni idea esistente,

parola d'ordine, sicurezza;

dobbiamo avere il coraggio di abbandonare tutto,

ogni norma e appiglio convenzionale,

dobbiamo osare il gran salto nel cosmo,

...e allora, allora sì che la vita diventa infinitamente ricca e abbondante,

anche nei suoi più profondi dolori

 

Etty HIllesum

( Mddelburg,1914- Auschwitz, 1943)

- dal "Diario"


Lavoro profondo con l'energia: il  Mula Bandha

 

" Anche un uomo  vecchio ritorna giovane

praticando costantemente questo Mula bandha"

Hatha Yoga Pradipika

Nome:   Mula= radice; Bandha= contrazione 

 

61. " Premendo con i talloni il perineo, si contragga l'ano e si tragga verso l'alto l'apana: questo è chiamato mula-bandha."

62. " Ovvero si sforzi ad andara verso l'alto l'apana, il cui corso è discendente, per mezzo della contrazione: questo è chiamato mula-bandha dagli yoghin."

                                              Hathayoga - Pradipika - Svatmarana

Come dice l'etimologia del nome, letteralmente è l'attivazione del chakra della base della colonna, lì dove, secondo la fisiologia mistica yoga è sopita l'energia che deve essere risvegliata e con diverse tecniche portata verso l'alto. Questo per non restare legati ad un livello basso e cercare invece una apertura della coscienza che trascenda i mondi inferiori a vantaggio di quelli superiori, rimanendo comunque in contatto con la base.

La nostra base, la terra,  rappresenta il nostro supporto vitale, la nostra sussistenza, i nostri più antichi istinti. Nella cosmologia orientale  l'elemento Terra viene collocato al centro del cerchio con i vari elementi e questo elemento ha una sua influenza ed entra in rapporto con tutti gli altri.

Non a caso è considerato il primo nodo da sciogliere ( superare) per poter iniziare il cammino verso l'alto.

Secondo alcune scuole il primo chakra è il polo opposto del settimo chakra, che rappresenta il vertice superiore,  e dunque ne è in qualche modo correlato.

A livello energetico il lavoro su questo chakra conferisce un potere sulla gestione delle nostre pulsioni, e parimenti un controllo sulla nostra vita di relazione con possibilità di elaborazione della sfera emozionale.

 

 

Festa dell' energia femminile: la Shakti -

8-Marzo 2017

 

Dal  Talmud

 

   “ State molto attenti a far piangere una donna

Che poi Dio conta le sue lacrime!

   La donna è uscita dalla costola dell’uomo,

Non dai piedi perché dovesse essere pestata,

  Non dalla testa per essere superiore,

Ma dal fianco per essere uguale…

  Un po più in basso del braccio per essere protetta,

E dal lato del cuore per essere Amata…”

 


Ieri sera era amore

 

"Ieri sera era amore

io e te nella vita,

fuggitivi e fuggiaschi.

con un bacio e una bocca

come in un quadro astratto:

io e te innamorati

stupendamente accanto

io ti ho gemmato e l'ho detto:

ma questa mia emozione

si è spenta nelle parole "

 

Alda Merini


 

Il primo bacio           di William Bouguereau
Il primo bacio di William Bouguereau

Libere esplorazioni sensoriali

ESPLORAZIONI SENSORIALI con IMPROVVISAZIONI POSTURALI:

 come uscire dagli schemi e dalla  illusione

 

  Dopo la lezione “cieca”  in cui abbiamo stimolato e valorizzato alcuni sensi, eccetto la vista, entrando così in profondità nel nostro corpo, ma dove siamo rimasti in un protocollo ben collaudato e conosciuto, con la partecipazione attiva della mente e di alcune sue peculiarità ( logica, controllo, memoria, concentrazione)  ora ci lasciamo andare all’improvvisazione e alla libera espressione del nostro essere nel movimento.   La  finalità non è  tanto quella di ricercare una esattezza esecutiva della forma degli asana o degli esercizi così come siamo abituati, bensì attuare un vissuto esperienziale intimo, nonché esigenza creativa dello stesso corpo  nel manifestare un movimento al di la del compimento della forma e allora  “impareremo a essere presenti come unità” (Charles Genoud ).

  Dunque sentire e ascoltare il corpo seguendo la sua (e non la nostra) esigenza/intelligenza facendolo diventare soggetto e non semplice “oggetto”.  Perciò il logico/razionale è bandito a favore di un ascolto sottile dell’intuito, della sensibilità  e della libera espressività corporea.   I sensi sono attivi e non controllati nella completa loro interazione per la finalità intima creativa del movimento.

  Il protagonista indiscusso, in questa esperienza è l’intelligenza del corpo, gestito dalla mente inferiore e libero di esprimersi autonomamente nelle sue esigenze.

  Dunque staremo, tra l’altro, continuamente nei nostri limiti, e liberi da schemi potremo vivere un senso di libertà dato dalla intima complicità vissuta con il nostro corpo, liberando una creatività sconosciuta, non restando ingabbiati in una nozione di efficienza.   Potremo così creare un movimento fedele alla nostra corporeità e sarà come danzare con le nostre emozioni, se riusciremo ad essere nello stesso tempo colui che danza e la danza stessa, in una fusione profonda, con la complicità del respiro, annullando lo spazio e il tempo, entrando in una modalità evolutiva di “consapevolezza sensoriale ( Charles Genoud in Gesti di consapevolezza).

In questo modo “distruggeremo” l’ illusione che solamente il mondo fuori da noi sia la realtà, per arrivare a comprendere  che il mondo è composto unicamente da apparenze.  Il grande Paul Cesanne affermava: “Se penso mentre dipingo, se intervengo, patatrac !  tutto si dilegua”. Nel famoso dipinto della montagna Sainte- Victoire  Cesanne, nella parte bassa lascia intravedere il bianco della tela, come se lo spazio e il paesaggio fossero fusi insieme, come se la realtà non sia quella che vediamo. 

 

Bisogna superare i modi convenzionali, gli stereotipi,  per vedere  il mondo più profondamente e poterne assimilare il suo valore e comprenderne l’unità.

 

  La libera esplorazione di esperienze sensoriali creative fuori dagli schemi “seguendo il corpo senza comandarlo ci porterà in seguito ad un rilassamento che non è semplicemente una riduzione delle tensioni, ma uno stato illimitato  di espansione della coscienza, “un modo”  come afferma Willy Van Lysebeth “  di abitare il corpo, accettando se stessi” e allora si che avremo realizzato una rivoluzione !

 

  "...occorre ascoltarsi dentro,

non lasciarsi più guidare

da quello che si avvicina da fuori,

ma da quello che s'innalza dentro..."

 

Etty Hillesum

(1914-1943)


....e a proposito dello yoga come ricerca...

                                                            ecco un articolo sul tema della rivista: Tracciati d'Arte di febbraio 2017


Equinozio di primavera - 20 Marzo 2017

           EQUILIBRIO in natura

                    EQUANIMITA'  in noi

 

  Equinozio deriva da "aequus" uguale, perché in questo giorno il buio eguaglia la luce. In questo periodo i raggi del sole cadono perpendicolarmente all'equatore e il circolo d'illuminazione passa esattamente per i poli. 

Questo è l'inizio della primavera, della rinascita.  Incomincia un nuovo anno e anticamente in europa la prima domenica di quaresima si facevano grandi falò per festeggiare e dato che tutto ricomincia dall'uovo, in questo periodo non a caso, si donano le uova.

   Anche nel corpo umano, dopo un lungo e "pigro" inverno è tempo di svegliarsi e di rinnovarsi.  Questo periodo nella cosmologia cinese è associato all'elemento legno, proprio perché la natura si risveglia dal letargo.  E così è anche il momento di dare sollievo e di depurare il fegato, organo legato all'elemento Legno, con cure disintossicanti.  E' il periodo anche più indicato per i digiuni e pratiche di purificazione.

Nello zodiaco questo periodo è associato all'ariete che è appunto un simbolo di fecondità.

IL  3°  CHAKRA : Manipura

Mani significa gioiello che risplende, gemma,  Puri è la città. Quindi Manipura è tradotto come la città dei gioielli.

Oppure, in altri termini , significa cittadella ingioiellata o ancora, gemma luminosa.

E' situato nell'ombelico, praticamente al centro del corpo, lì dove risiede la fonte prima dell'energia grossolana.

E' anche la sede del triplice focolaio, il fuoco della digestione, attraverso il quale  gli alimenti  si trasformano in energia.

E' indicato anche come un nodo particolare che lo yoghin deve superare per accedere al superiore livello nel cammino  della consapevolezza.

Colore: Rosso

Elemento: Fuoco

Plesso corrispondente: Plesso Solare

Divinità tutelare:  Surya il sole

Senso fisico: la vista

Particolarità: è legato al rilassamento fisico

Scopo: trasformazione

Parola chiave : Energia

Caratteristiche:  attività, autonomia, individualità, volontà autostima, potere.

 

Lo scopo di Manipura è quello di trasformare l'energia grossolana della materia in energia sottile conscia di attività volontaria, verso una direzione ascendente e creativa. 

L'energia è attività se è finalizzata verso uno scopo ben preciso (dovere) e motivato e allora sarà in sinergia con l'altra potente assoluta energia, quella del quarto chakra: il cuore.

Dall'individualità dei primi chakra si passa al riconoscimento della nostra universalità, in piena autonomia e responsabilità, che significa libertà psichica.

Nei chakra bassi si ha l'espressione materiale di una energia dell'ego, e man mano che tale energia sale verso l'alto, passando attraverso un processo di assoluta individualizazzione si arriva appunto, a quella maturità piena del quarto chakra.

Questo con la volontà del centro unita allo sviluppo del sesto chakra.

Cittadella ingioiellata
Manipura

2017 giugno

                                                                                Ancora una volta "saremo"  yoga tutti insieme in riva 

                                                                                al mare, inondati dai colori del tramonto e dai sapori 

                                                                                 del mare, mentre  il ritmo delle onde  ci guiderà nei

                                                                                         nostri cicli, infondendoci energia nuova.

settembre 2017-vi aspetto tutti, cultori e simpatizzanti dello yoga, al "aequus -nox" di autunno:

dove il fascino dell'equilibrio, meta agognata, si rivela in ultimo, un effimero            miraggio della mente, mentre solamente la coscienza è il nostro vero"centro"

Locandina 2017

Presentazione nuovo corso: Giovedi 28 ore 20

Lo Yoga integrale

Prefazione del Dalai Lama a " La forza della gentilezza" di Piero Ferrucci

Questo libro parla al mio cuore.  Piero Ferrucci ha attinto alla sua vasta esperienza di psicoterapeuta, e a quelli che considero i valori umani fondamentali, per scrivere sull'importanza della gentilezza. Ciò che apprezzo in modo particolare nel suo pensiero è che egli presenta la gentilezza come l'origine, la fonte da cui fluiscono tante qualità positive come la sincerità, il perdono, la pazienza e la generosità. E' una prospettiva incoraggiante e avvincente.

   Se ci fermiamo un momento a riflettere, è chiaro che la nostra sopravvivenza, perfino oggigiorno, dipende dagli atti di gentilezza di tante persone. Fin dal momento della nascita dipendiamo dalla cura e dalla gentilezza dei nostri genitori; più tardi nella vita, quando dobbiamo affrontare le sofferenze e i disagi della vecchiaia, dipendiamo di nuovo dalla gentilezza degli altri. Se al principio e alla fine della nostra vita dipendiamo dalla gentilezza degli altri, perché non agire con gentilezza verso gli altri nella parte restante della nostra esistenza?

   La gentilezza e la compassione sono elementi essenziali che danno un senso alla nostra vita. Costituiscono una sorgente duratura di gioia e felicità. Sono il fondamento di un cuore generoso, il cuore di chi agisce per il desiderio di aiutare gli altri. Con la gentilezza, e quindi con l'affetto, l'onestà, la verità e la giustizia verso tutti, ci assicuriamo il nostro stesso vantaggio. E' una questione di buon senso. Vale la pena di avere considerazione per il prossimo, perché la nostra felicità è inestricabilmente intrecciata con la sua.

Analogamente, se la società soffre, soffriamo anche noi.  D'altronde, quanto più i nostri cuori e le nostre menti sono afflitti da sentimenti ostili, tanto più noi diventiamo infelici. Quindi non possiamo eludere la necessità di gentilezza e compassione.

   A un livello elementare e pratico, la gentilezza genera un senso di calore e di apertura che ci permette di comunicare molto più facilmente con gli altri. Scopriamo che tutti gli esseri umani sono proprio come noi, e quindi diventa più semplice entrare in relazione con loro. Questo evoca uno spirito di amicizia in cui c'è meno bisogno di nascondere ciò che sentiamo o ciò che facciamo.

   Inoltre, è ormai assodato che coltivare stati mentali positivi come la gentilezza e la compassione migliora la salute e porta alla felicità.

E' straordinariamente importante che noi cerchiamo di fare qualcosa di buono con la nostra vita. Noi non siamo nati per fare del male o danneggiare gli altri. Perché la nostra vita abbia valore, come Piero Ferrucci mostra ampiamente in queste pagine, e io gli sono grato per averlo espresso così bene, dobbiamo coltivare e nutrire le qualità umane fondamentali come il calore, la gentilezza e la compassione.

Se riusciremo a farlo, le nostre vite acquisteranno senso e saranno più felici e serene, e avremo dato un contributo positivo al mondo  intorno a noi.

   Maggio 2004

 

Imagine                                                                          di John Lennon   1971

 

Immagina non ci sia il Paradiso

prova, è facile

Nessun inferno sotto i piedi

Sopra di noi solo il cielo

 

Immagina che la gente

viva al presente...

Immagina non ci siano paesi

non è difficile

Niente per cui uccidere e morire

e nessuna religione

Immagina che tutti

vivano la loro vita in pace

 

Puoi dire che sono un sognatore

ma non sono il solo

spero che ti unirai anche tu un giorno

e che il mondo diventi uno

 

Immagina un mondo senza possessi

mi chiedo se ci riesci

senza necessità di avidità i fame

La fratellanza tra gli uomini

Immagina tutta la gente

condividere il mondo intero

 

Puoi dire che sono un sognatore

ma non sono il solo

spero che ti unirai anche tu un giorno

e che il mondo diventi uno

A ben guardare, o meglio a ben leggere, si può associare "Imagine"  al concetto orientale del tempo, dove il presente è l'unico tempo reale, l'unico tempo a cui si può dare credito per vivere, ben sapendo, e non rinnegando l'importanza del nostro passato, sul quale si fonda il nostro presente, e nel contempo, dando importanza alla nostra progettualità, ai sogni, come dice Hermann Hesse:

 

Bisogna trovare il proprio sogno

Perché la strada diventi facile.

  Ma non esiste un sogno perpetuo,

  ogni sogno cede il posto a un sogno nuovo,

e non bisogna volerne trattenere alcuno

                                                                                                                                        H. Hesse                     

Tempo Lineare e tempo Circolare

Respiro Circolare

                       N.B. Nella figura il respiro è ascendente nella parte posteriore e discendente nella parte anteriore, secondo alcune teorie legate al movimento all'energia Kundalini,  però si può eseguire anche all'inverso, risultando forse un po facilitato. Non ci sono schemi rigidi.

Y A M A e N I Y A M A                                                                                 Yama "astensioni" - " lavoro esterno"

"Yama e Niyama non ingiungono 

tanto di"fare" oppure di "non fare" qualcosa.

Sono piuttosto delle condizioni esistenziali,

degli atteggiamenti nei confronti 

del mondo e di noi stessi"

 

Ahimsa -  significa semplicemente avere in sé un profondo amore per la vita, tale da non avere- o non alimentare- alcun istinto a uccidere o ferire.

                 Non-violenza dunque, è semplicemente amore per la vita, cioè rispetto per tutti gli esseri viventi per gli altri e per noi stessi,  e non solo in                        ambito morale, filosofico o religioso, ma anche in quello civile ( Gandhi), ricordando che anche la parola ferisce.

Satya  -     significa non mentire o verità, ed ancora  non mentire alla propria  natura. In qualche modo dare ascolto a quello che è più vero e                                      autentico  in noi, anche nei pensieri, ovvero essere sinceri alla nostra voce interiore. Per fare questo è necessario una introspezione                             meditativa e vivere  nel  presente: non avere strascichi nel passato o nel futuro; due elementi che facilmente possono portare a mentire.                    Il  primo modo per essere veritieri è quello di accettare i propri limiti consci della propria debolezza, senza vergogna o falsità.  D'altronde, la                            libertà che   cos'è se non esprimere se stessi, nel rispetto degli altri?

Asteya -   letteralmente significa " onestà" ovvero non appropriazione di quello che non è nostro Non rubare nulla, anche semplicemente perché questo  va contro la propri originalità e possibilità di  esprimersi, negando perciò i propri valori. Dunque  vale sia verso le cose materiali sia verso i                     pensieri, opinioni,  atteggiamenti.  

Brahmacharya: continenza, auto-disciplina, moderazione, ma di fatto la parola significa "vivere con Dio". " Di per se non si tratta di                                       opporsi al  sesso: questo non è neppure preso in considerazione. Il consiglio è di trasmutare, non reprimere, la propria                                                    energia elevandola  dal primo chakra al settimo, nel quale il " brahmacharya" accade". ( Rajneesh Osho)

Aparigraha: non accumulare, non essere avari.non dare spazio all'avidità e all'egoismo, ai desideri di possesso dell'io e del mio e                                  trascendere l'accattamento.. Quando non  siamo legati al possesso diventiamo liberi . Il possesso si riferisce oltre che ai beni materiali anche alle presone o alle idee.( da Yoga - teoria e pratica, collana curata da Yani Associazione Nazionale Insegnanti) .              

 

 

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